Lavoro

“Mi piace giocare con una cucina che parla della mia terra”: la storia di Martina Caruso

“Sono nata e cresciuta in questo piccolo hotel dove mio padre cucinava prima di lasciare il timone a me. Osservavo tanto ma non ho messo le mani in pasta fino a 14 anni”. Questa è la storia di Martina Caruso, tra i cento migliori chef del mondo. Ella si racconta a Messina Today e descrive con gioia e cura la sua passione più grande: la cucina. Una peculiarità della sua arte è il profumo della Sicilia che ha deciso di riportare nei suoi piatti.

Al Signum la sua dimensione in cucina

La giovanissima Martina Caruso si confida, parlando di quanto sia stato importante l’hotel di famiglia: è stato lì che la trentunenne, da bambina si è innamorata dei fornelli e della sua Salina.

“Lavoravo in estate al Signum e in inverno mi spostavo con mio fratello per viaggi gastronomici per arricchire il mio bagaglio culturale”. Poi è arrivato il corso professionale Gambero rosso e gli stage in Italia e all’estero fino alla stella Michelin a soli 25 anni e il premio Michelin chef donna nel 2019: “Al Signum ho trovato la mia dimensione giusta in cucina- racconta Martina- ma non è solo merito mio è tutto un lavoro di squadra dalla sala al tavolo, è importante l’esperienza che l’ospite si porta a casa”.

La Sicilia in cucina

“Mi piace giocare con una cucina che parla della mia terra e del mio mare, fresca e leggera che lavora sull’innovazione senza tralasciare la tradizione. Abbiamo il nostro orto, il pescato locale e non rinunciamo anche a spezie o ingredienti di altri paesi, perché la Sicilia è stata contaminata da molti popoli”.

I piatti stellati della chef, che mettono insieme semplicità e originalità sono tanti, ma qual è quello che sintetizza al meglio il suo mondo culinario? “ Gli spaghetti aglio, olio, peperoncino- prosegue la chef- guazzetto di mare, salsa al prezzemolo e mollica abbrustolita”.

Genuinità e sapori siciliani che hanno stregato anche Dominique Crenn la prima donna a tre stelle che l’ha scelta per inserirla nella pubblicazione internazionale Today’s Special: “Ho voluto portare il mio territorio, la mia filosofia, gli odori e i prodotti tipici. Tra le ricette presenti c’è anche la triglia con le sue frattaglie e salsa al cacciucco, salicornia olio e limone”.

Ma qual è il piatto iconico di Salina nel suo menù? “ Il gelato al cappero di Salina- precisa la chef- il cappero viene utilizzato per dolci, salati e cosmetica. Nel nostro percorso di degustazione lo proponiamo come predessert . Un gelato servito con cialde di pane semidolce al sesamo, polvere di cappero e cappero candito”.

Cornetto Algida Limited Edition

A parlare siciliano anche il Cornetto Algida nella Limited Edition che la più giovane chef italiana a ricevere la stella Michelin ha firmato nell’originale gusto al cannolo: “Sono stata chiamata da loro per questa terza edizione. Nel mio gelato si sente la granella di pistacchio c’è una cialda alla cannella e si crea un contrasto leggero con l’arancia”. Il gelato alla panna è arricchito inoltre dal gusto della ricotta.

Tanti i traguardi raggiunti dalla chef nell’ultimo anno malgrado le difficoltà che il settore della ristorazione sta vivendo con continue chiusure dettate dai dpcm vigenti, che hanno colpito anche il suo hotel: “ Sono molto felice dei miei risultati- prosegue- ma non vedo l’ora di ripartire per lavorare , i miei obiettivi restano sempre uguali: divertirmi a fare quello che faccio, far conoscere la mia isola e far vivere ai miei ospiti un’esperienza unica”.

Il segreto di un buon piatto è il rispetto

Nonostante i successi collezionati la giovanissima Martina Caruso resta con i piedi ben saldi per terra facendo propri gli insegnamenti tramandati dal papà: “ Il segreto di un buon piatto è il rispetto di chi c’è dietro dal pescatore all’agricoltore, non bisogna trattare male i prodotti che si cuciniamo comprendendone il sapore. Nella mia cucina di mio padre c’è tanto dall’uso delle verdure all’olio d’oliva fino alla breve cottura degli ingredienti. Per il momento sto lavorando al vegetale: sottoli, sottaceti e polveri”.