La sospensione improvvisa e inattesa del programma di Massimo Giletti su La7 è “un brutto segnale, da tanti punti di vista”. Questo il pensiero della giornalista Francesca Fagnani che interviene su La Stampa per esprimere la sua solidarietà al collega dopo l’annuncio della sospensione di “Non è l’Arena” da parte dell’editore di La 7. Non solo per le persone che lavoravano alla trasmissione e che ora sono in difficoltà, ma anche “per la difesa della libertà di stampa per cui in tante altre occasioni (e giustamente!) ci si è stracciati le vesti”. Qui invece, sembra dire la Fagnani, la libertà di stampa vale solo per chi è simpatico.
La conduttrice di Belve su Rai2, che è anche compagna di Enrico Mentana, giornalista di punta del tg di La 7, evidenzia l’assenza di una forte indignazione da parte del mondo dell’informazione, a differenza di quanto accaduto in passato per altri casi di censura come la chiusura della trasmissione di Sabina Guzzanti ‘Raiot’ o l’allontanamento dalla Rai di Michele Santoro, Enzo Biagi e Daniele Luttazzi per volere di Silvio Berlusconi. “Cosa ha di diverso Giletti da loro? Non è di sinistra, anzi mostra confidenza con i leader della destra, ammicca da piacione alla telecamera e piace più alla pancia del suo pubblico che ai critici e ai colleghi. Ma allora come funziona la difesa dell’informazione? Vale solo per chi ci piace? Non dovremmo difenderla sempre e a prescindere dai nostri gusti personali?”.
A indignare ulteriormente la giornalista, il profluvio di “illazioni” spuntate subito dopo l’annuncio, alcune false e altre senza fondamento, che screditano lo stesso Giletti. Nemmeno la versione ufficiale di una rottura per un possibile ritorno di Giletti in Rai convince la Fagnani: “Si chiude una trasmissione di peso per questo, due mesi prima della fine già prevista?”. Tanto più che l’emittente non ha menzionato né ascolti bassi né costi alti, elementi emersi solo in retroscena. Anche i 30mila euro pagati al pentito di mafia Baiardo non giustificano una scelta così improvvisa.
“Colpisce che non ci sia stata da parte del mondo dell’informazione, salvo poche eccezioni, quella forte e partecipata levata di scudi che abbiamo visto quando chiusero, per esempio, la trasmissione di Sabina Guzzanti ‘Raiot’, un atto di evidente censura, fu considerato da tutti”, ribadisce la Fagnani. Qualcosa, nella vicenda della chiusura di ‘Non è l’Arena’ e del congelamento del suo conduttore, decisamente non torna.
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