Ordine degli Avvocati di Milano richiama Angela Taccia: “sobrietà e decoro” nel caso Garlasco

di Redazione
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L’Ordine degli Avvocati di Milano ha emesso un comunicato ufficiale oggi, 23 maggio, richiamando i propri iscritti al rispetto dei principi deontologici, con un riferimento implicito all’avvocata Angela Taccia, legale di Andrea Sempio, indagato nella nuova inchiesta sull’omicidio di Garlasco. Il comunicato, firmato dal presidente Antonino La Lumia, arriva in risposta a un post su Instagram di Taccia, pubblicato il 20 maggio, che ha suscitato polemiche per il suo tono considerato poco sobrio.

Il post ontro la Procura: “guerra dura senza paura”

Il 20 maggio scoro, giorno in cui era previsto l’interrogatorio di Andrea Sempio in Procura a Pavia, l’avvocata Taccia ha pubblicato una storia su Instagram con le parole: “Guerra dura senza paura. CPP we love you”, accompagnate da un emoticon di un leoncino e un cuore blu. Il riferimento era al Codice di Procedura Penale (CPP), utilizzato dalla difesa per contestare la nullità dell’invito a comparire, che ha permesso a Sempio di non presentarsi all’interrogatorio. Il post, pubblicato su un profilo privato, non menzionava direttamente il caso, ma è stato interpretato come una sfida aperta alla Procura di Pavia, alimentando il clamore mediatico attorno alla vicenda.

Il comunicato dell’Ordine: un richiamo alla deontologia

L’Ordine degli Avvocati di Milano è intervenuto con una nota ufficiale, sottolineando che “il nostro Codice deontologico impone all’avvocato che rilasci dichiarazioni pubbliche o interagisca con i media o utilizzi i social network l’obbligo di assumere un comportamento riservato, sobrio e misurato a tutela del decoro e della dignità dell’avvocatura”. Il comunicato evidenzia come vicende giudiziarie complesse, come l’omicidio di Chiara Poggi, richiedano discrezione e rispetto per le vittime, i familiari e tutti i soggetti coinvolti. Antonino La Lumia, presidente dell’Ordine, ha ribadito: “Il nostro compito non è alimentare il clamore, ma garantire i diritti, tutelare la dignità delle persone coinvolte e mantenere alto il senso di giustizia che guida la nostra professione”. Nessun procedimento disciplinare è stato avviato contro Taccia, ma il richiamo è un monito chiaro a tutta l’avvocatura.

Il contesto: la nuova inchiesta sul delitto di Garlasco

L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco, è tornato sotto i riflettori con la riapertura delle indagini. Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, Marco Poggi, è nuovamente indagato insieme ad Alberto Stasi, già condannato in via definitiva. Nuove evidenze, come un’impronta attribuita a Sempio sulle scale della casa di Chiara e una traccia di DNA sul suo computer, hanno spinto la Procura di Pavia a convocare interrogatori simultanei il 20 maggio 2025. Tuttavia, Sempio non si è presentato, appellandosi a un vizio di forma nella notifica, come comunicato dai suoi legali, Angela Taccia e Massimo Lovati. Questo colpo di scena ha intensificato l’attenzione mediatica sul caso e sull’operato di Taccia.

Angela Taccia: tra amicizia e professione

Angela Taccia, 36 anni, originaria di Abbiategrasso e iscritta all’Ordine degli Avvocati di Milano, non è solo l’avvocata di Sempio, ma anche sua amica di lunga data. I due si conoscono dal 2005, quando Taccia fu introdotta nella “compagnia” di Garlasco dal suo ex fidanzato, Alessandro Biasibetti, oggi frate domenicano. Questo legame personale ha sollevato interrogativi sulla possibile incompatibilità del suo ruolo, sebbene non siano emerse indicazioni ufficiali in tal senso. Taccia, che difende Sempio fin dalla prima indagine nel 2016, quando era ancora praticante, ha spesso adottato un atteggiamento combattivo, come dimostrato dalle sue dichiarazioni al Corriere della Sera: “Non dichiaro guerra alla Procura, ma professionalmente è guerra. Le indagini sono anomale, e io sono libera di dirlo”.

Il ruolo dei social media nell’avvocatura

Il caso Taccia mette in luce il crescente ruolo dei social media nel plasmare la percezione pubblica delle vicende giudiziarie. Il post su Instagram, pur su un profilo privato, ha attirato l’attenzione per il suo tono provocatorio, in netto contrasto con le aspettative di sobrietà richieste dal codice deontologico. L’Ordine ha sottolineato che “ogni forma di protagonismo o spettacolarizzazione mediatica risulta non solo inopportuna, ma contraria ai valori fondanti della professione forense”.

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