Nel corpo di Giulia Tramontano tracce di topicida, Impagnatiello voleva ucciderla prima?

di Gaetano Ferraro


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Proseguono le indagini sull’omicidio di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa lo scorso maggio a Senago (Milano) dal fidanzato Alessandro Impagnatiello con 37 coltellate. Gli esami tossicologici hanno evidenziato la presenza nel corpo della donna incinta di sostanze tossiche compatibili con il topicida, ovvero il veleno per topi, rinvenuto nell’abitazione della coppia. Un elemento che aggrava la posizione del 30enne barman, accusato di omicidio volontario premeditato pluriaggravato.

Gli esami tossicologici rivelano l’uso di veleno

Già le ricerche trovate sul computer di Impagnatiello (“Come avvelenare una donna incinta”) e i sintomi sospetti accusati in passato da Giulia dopo aver bevuto una tisana avevano insospettito gli inquirenti. Ora la conferma: il compagno meditava da tempo di ucciderla, probabilmente somministrandole dosi di veleno. Uno scenario inquietante che cozza con la versione fornita dallo stesso Impagnatiello, che ha sempre detto di averla accoltellata perché sconvolto dalla scoperta del tradimento e dall’intenzione di Giulia di lasciarlo.

Un delitto premeditato da tempo?

In realtà la relazione era logora da mesi. Giulia aveva scoperto la doppia vita del fidanzato, che intratteneva una relazione parallela con una collega, e voleva troncare. Lui, però, non accettava l’idea della separazione, tanto da scriverle: “Come puoi pensare di far nascere nostro figlio con due genitori già divisi?”. Parole che suonano oggi terribilmente ipocrite, pronunciate da chi progettava di ucciderla.

I fatti risalgono allo scorso 31 maggio

I fatti risalgono allo scorso 31 maggio. Quella sera Giulia comunica ad Alessandro di voler interrompere la convivenza. Lui reagisce accoltellandola ripetutamente con un coltello da cucina, per poi tentare invano la fuga e costituirsi poche ore dopo ai carabinieri.

Ora si profilano le aggravanti per l’assassino

Ora per il 30enne, reo confesso, si profilano le aggravanti della premeditazione e della crudeltà, oltre all’ergastolo. Il ritrovamento di veleno è la prova che il delitto era stato pianificato da tempo nella sua mente contorta. Voleva liberarsi della compagna incinta, che ormai vedeva solo come un impedimento alla sua relazione extraconiugale?

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