Giallo di Villa Pamphili: la donna e la bimba erano madre e figlia

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Un duplice omicidio scuote Roma: una donna e una neonata, confermate madre e figlia dal DNA, trovate morte a Villa Pamphili.

Villa Pamphili

Villa Pamphili

Sabato scorso, 7 giugno, il parco di Villa Pamphili, uno dei polmoni verdi più amati della Capitale, è stato teatro di una scoperta agghiacciante. I corpi di una donna di circa 30 anni e di una neonata di pochi mesi sono stati rinvenuti a circa 200 metri di distanza l’uno dall’altro, in un contesto che ha subito richiamato l’attenzione delle forze dell’ordine. Le analisi del DNA hanno confermato che le due vittime sono madre e figlia, aprendo la strada a un’indagine complessa coordinata dalla Squadra Mobile di Roma. La vicenda, avvolta nel mistero, si arricchisce di nuovi dettagli grazie alle segnalazioni ricevute dopo la diffusione delle immagini dei tatuaggi sul corpo della donna, mentre gli investigatori seguono ogni pista per identificare le vittime e chiarire le circostanze della loro morte.

La scoperta dei corpi e i primi riscontri

Il ritrovamento è avvenuto nel tardo pomeriggio di sabato, quando alcuni passanti hanno notato il corpo della neonata, abbandonato ai piedi di una siepe, con il “pancino rivolto verso la terra dura e secca di giugno”, come riportato da Open. A poca distanza, sotto un cespuglio di oleandri, è stato trovato il corpo della donna, parzialmente coperto da un sacco nero. L’autopsia ha rivelato dettagli inquietanti: la bambina, di età compresa tra i 5 e i 10 mesi, presentava segni di strangolamento e un trauma alla nuca, suggerendo un’ipotesi di omicidio. La donna, invece, non mostrava lesioni evidenti, ma il suo corpo era in uno stato di decomposizione avanzata, indicando che la morte potrebbe essere avvenuta alcuni giorni prima rispetto a quella della figlia. Gli esami tossicologici, ancora in corso, stanno verificando l’ipotesi di un’overdose come possibile causa del decesso della madre.

Il ruolo del DNA: una parentela confermata

Le analisi del DNA, condotte sotto la supervisione del procuratore aggiunto Giuseppe Cascini e del pm Antonio Verdi, hanno accertato il rapporto di parentela tra la donna e la neonata. Questo risultato rappresenta il primo elemento certo in un’indagine che si presenta come un vero e proprio rompicapo. Le impronte digitali delle vittime non risultano registrate nei database nazionali, e sono state inviate anche all’estero per ulteriori verifiche. La donna, descritta come alta 164 cm, con un peso di 58 kg, capelli chiari e lineamenti caucasici, potrebbe essere originaria dell’Europa dell’Est, forse della Romania, secondo alcune fonti. Tuttavia, la sua identità rimane sconosciuta, rendendo il caso ancora più complesso.

Polizia scientifica
Polizia scientifica

I tatuaggi: una speranza per l’identificazione

Per dare un nome alla donna, la Questura di Roma ha diffuso le immagini di quattro tatuaggi presenti sul suo corpo, nella speranza che possano essere riconosciuti da qualcuno. I disegni, descritti con precisione, includono: una rosa sul piede destro, vicino al malleolo; un motivo floreale con una stella sulla fascia addominale superiore; uno scheletro su una tavola da surf e un pappagallo accanto a un piccione, entrambi sul braccio destro, all’altezza dell’omero. “Chiamate il 112 se riconoscete i tatuaggi”, è l’appello lanciato dalla polizia, come riportato da ANSA. Dopo la diffusione delle immagini, sono arrivate diverse segnalazioni al numero di emergenza, alcune delle quali giudicate “di interesse investigativo” dalla Squadra Mobile. Gli agenti stanno vagliando ogni testimonianza, anche se molte si sono rivelate poco attendibili.

Segnalazioni e testimoni: la pista dell’uomo con il fagotto

Tra le segnalazioni più significative, spicca il racconto di una donna che ha riferito di aver visto, la sera di venerdì 6 giugno, un uomo con una bimba in braccio nei pressi del luogo dove è stato poi rinvenuto il corpo della neonata. Una versione simile è stata fornita da tre minorenni, che hanno contattato il 112 descrivendo un uomo che si aggirava nel parco con un “fagotto” tra le braccia. Queste testimonianze, corroborate da un senzatetto che ha riferito di aver visto la donna e la bambina insieme a un uomo con il pizzetto, hanno spinto gli investigatori a intensificare le ricerche. Inoltre, sul sacco che copriva il corpo della madre è stata trovata un’impronta e il DNA di una terza persona, elementi che potrebbero condurre a una svolta. Tuttavia, le telecamere di sorveglianza di via Olimpica e via Aurelia Antica non hanno fornito immagini utili, complicando ulteriormente le indagini.

Un contesto di degrado e marginalità

Villa Pamphili, nonostante sia un’oasi verde nel cuore di Roma, è nota per essere frequentata da persone senza fissa dimora, tossicodipendenti e famiglie in condizioni di estrema precarietà. Secondo quanto emerso, la donna e la bambina potrebbero aver vissuto all’interno del parco, utilizzando giacigli di fortuna per trascorrere la notte. Questo contesto di degrado sociale è al centro delle indagini, con gli investigatori che stanno esplorando la possibilità che la donna fosse legata alla comunità di emarginati che popola il parco.

Fonte della foto: Fanpage.