Chiara Ferragni e il giallo dei pandori, indagine resta a Milano: coinvolto anche il manager

di Redazione


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La Procura generale della Cassazione ha stabilito che è la Procura di Milano la sede competente per indagare sul caso Ferragni-Balocco relativo alla mancata donazione benefica dei proventi della vendita dei pandori rosa natalizi firmati Chiara Ferragni. Il provvedimento, che dirime il conflitto di competenza tra la Procura di Milano e quella di Cuneo, è stato emesso dal sostituto procuratore generale della Cassazione Mariella De Masellis e si basa sul criterio del luogo in cui sono stati firmati i contratti tra l’influencer e l’azienda dolciaria piemontese Balocco per la realizzazione e sponsorizzazione del pandoro ‘Pink Christmas’.

L’indagine per truffa aggravata resta a Milano

L’indagine per truffa aggravata nei confronti di Chiara Ferragni e del manager Alessandra Balocco rimane dunque a Milano, nonostante la Procura di Cuneo avesse aperto un fascicolo parallelo. Gli inquirenti milanesi, in particolare il procuratore aggiunto Eugenio Fusco, avevano sollevato il conflitto di competenza territoriale ritenendo che i contratti fossero stati firmati nel capoluogo lombardo.

Altri due episodi al vaglio della Procura di Milano

Oltre al caso pandoro, la Procura di Milano sta indagando su altri due episodi che coinvolgono la influencer: la mancata donazione benefica legata alla vendita delle uova di Pasqua Dolci Preziosi brandizzate Ferragni e il caso della bambola Trudi con le fattezze della stessa. Per questi episodi, però, non sono stati sollevati conflitti di competenza da altre Procure e quindi l’indagine resta a Milano. L’ipotesi di reato è di truffa aggravata nei confronti dei consumatori, che sarebbero stati indotti ad acquistare i prodotti sponsorizzati dalla Ferragni convinti che parte del ricavato sarebbe andato in beneficenza. La Procura contesta il fatto che, nonostante le promesse e le campagne pubblicitarie, le donazioni non sarebbero poi state effettuate.

Un altro indagato

Oltre alla Ferragni e ad Alessandra Balocco, risulta indagato per uno dei casi anche Fabio D’Amato, manager e stretto collaboratore dell’influencer. Mentre per le uova di Pasqua è indagato anche Franco Cannillo, patron di Dolci Preziosi. La difesa della influencer sostiene invece che non ci sarebbe stata alcuna volontà di truffare i consumatori e che le mancate donazioni deriverebbero da problematiche emerse successivamente con i partner commerciali. Intanto la decisione della Cassazione chiarisce un punto procedurale importante, stabilendo la competenza territoriale su dove investigare. Ma la questione potrà essere riproposta dalle difese durante il procedimento ed eventualmente arrivare di nuovo fino al giudizio della Suprema Corte.

Le indagini della Finanza

L’inchiesta, partita da un esposto del Codacons presentato in 104 Procure italiane, prosegue ora a Milano. Gli investigatori della Guardia di Finanza, delegati dal procuratore aggiunto Fusco, dovranno approfondire i rapporti commerciali e contrattuali tra Chiara Ferragni e le aziende partner, per ricostruire modalità e tempistiche delle sponsorizzazioni e delle promesse di donazioni. Obiettivo, capire se ci siano gli estremi oppure no per configurare il reato di truffa aggravata.

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