Delitto di Garlasco: la Procura chiede la revoca della semilibertà ad Alberto Stasi

1

La Procura di Milano chiede alla Cassazione la revoca della semilibertà ad Alberto Stasi per un’intervista non autorizzata a Le Iene. La difesa: “Questione chiarita”.

stasi

La Procura generale di Milano, guidata dalla procuratrice Francesca Nanni e dalla sostituta pg Valeria Marino, ha presentato un ricorso in Corte di Cassazione per chiedere la revoca della semilibertà concessa ad Alberto Stasi, condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata, avvenuto il 13 agosto 2007. Il motivo? Un’intervista rilasciata al programma Le Iene durante un permesso premio, che la Procura ritiene non autorizzata. La difesa, rappresentata dall’avvocata Giada Bocellari, si dice “tranquillissima” e pronta a sostenere la correttezza del comportamento di Stasi.

Il contesto della semilibertà

Lo scorso 11 aprile 2025, il Tribunale di Sorveglianza di Milano, presieduto dai giudici Federica Gentile e Maria Paola Caffarena, ha concesso ad Alberto Stasi la semilibertà, una misura alternativa alla detenzione prevista dall’articolo 48 dell’Ordinamento Penitenziario. Questo regime consente al condannato di trascorrere parte della giornata fuori dal carcere di Bollate per attività lavorative o di reinserimento sociale, con l’obbligo di rientrare la sera. Stasi, già autorizzato dal 2023 a svolgere mansioni contabili in un’azienda milanese, ha iniziato a beneficiare della semilibertà dal 28 aprile, potendo uscire al mattino e rientrare dopo cena, per un totale di oltre 12 ore di libertà giornaliera.

L’intervista contestata

Il cuore del ricorso della Procura generale riguarda un’intervista rilasciata da Stasi a Le Iene il 22 marzo 2025, trasmessa il 30 marzo. L’intervista è avvenuta durante un permesso premio concesso per motivi familiari. Secondo la Procura, Stasi avrebbe dovuto richiedere un’autorizzazione specifica per parlare con i media, poiché il permesso era legato a “finalità specifiche” e l’intervista rappresenterebbe una “violazione”. La sostituta pg Valeria Marino aveva già espresso un parere negativo alla concessione della semilibertà il 9 aprile, sottolineando questa presunta irregolarità.

La difesa: “Nessuna violazione”

La difesa di Stasi, rappresentata dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, respinge con fermezza le accuse. “Siamo tranquillissimi per la questione dell’intervista, già ampiamente chiarita dal carcere di Bollate e dal Tribunale di Sorveglianza”, ha dichiarato Bocellari. Secondo la legale, il permesso premio non imponeva “alcun divieto espresso di avere rapporti con i giornalisti”. Inoltre, i giudici della Sorveglianza hanno evidenziato il “tenore pacato” dell’intervista, considerandolo compatibile con il percorso carcerario di Stasi, descritto come “rigoroso e costante” nel rispetto delle regole.

Un percorso carcerario esemplare

Il Tribunale di Sorveglianza ha motivato la concessione della semilibertà con il comportamento impeccabile di Stasi durante la detenzione. Le relazioni degli educatori e dello psicologo del carcere di Bollate evidenziano una “assoluta adesione alle regole” e una “regolarità della condotta” sia durante il lavoro esterno che nei permessi premio. Nonostante Stasi continui a proclamarsi innocente, i giudici hanno rilevato un “comportamento in linea con l’accettazione della condanna”. Questo aspetto, insieme ai “costanti contatti” con gli operatori del carcere, ha pesato favorevolmente nella decisione dell’11 aprile.

Il ricorso in Cassazione

Il ricorso presentato dalla Procura generale, depositato circa un mese fa ma emerso solo il 30 maggio 2025, sarà ora esaminato dalla Corte di Cassazione. La decisione potrebbe richiedere alcuni mesi, data la complessità del caso e i tempi giudiziari. Se la Corte accoglierà il ricorso, Stasi potrebbe perdere la semilibertà e tornare alla detenzione piena. In caso contrario, la misura resterebbe confermata, consentendo a Stasi di proseguire il suo percorso verso il reinserimento sociale.