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Delitto di Garlasco: nuovi interrogatori per Sempio, Stasi e Poggi
Stampa articoloIl 13 agosto 2007, Garlasco, in provincia di Pavia, fu sconvolta dall’omicidio di Chiara Poggi, una giovane di 26 anni trovata senza vita nella villetta di famiglia. A distanza di quasi 18 anni, il caso, che sembrava chiuso con la condanna definitiva di Alberto Stasi, torna sotto i riflettori con una nuova indagine che coinvolge Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, e promette di far luce su ombre mai dissipate. Domani, 20 maggio, tre interrogatori simultanei potrebbero segnare un punto di svolta molto importante.
Un triplo interrogatorio per cercare la verità
La Procura di Pavia, guidata dal procuratore Fabio Napoleone e dai pubblici ministeri Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, ha disposto per martedì 20 maggio, alle ore 14, tre interrogatori paralleli ma in luoghi separati. Andrea Sempio, indagato per omicidio in concorso, sarà ascoltato a Pavia; Alberto Stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio e oggi in regime di semilibertà, sarà interrogato nella stessa città come teste assistito; Marco Poggi, fratello di Chiara, sarà sentito a Venezia, dove risiede per lavoro, in qualità di testimone. Questa strategia investigativa, coordinata con i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, mira a evitare qualsiasi rischio di inquinamento delle testimonianze, garantendo dichiarazioni autonome e indipendenti. Come riportato da fonti investigative, “l’obiettivo è quello di evitare qualsiasi rischio di inquinamento delle testimonianze e di garantire che le dichiarazioni siano rese in modo autonomo, senza influenze esterne”.
La riapertura di un caso controverso
L’omicidio di Chiara Poggi ha segnato la cronaca italiana per la sua complessità e per il clamore mediatico che lo ha accompagnato. Il 12 dicembre 2015, la Corte Suprema di Cassazione riconobbe Alberto Stasi, allora studente di economia e fidanzato della vittima, come unico colpevole, condannandolo a 16 anni di carcere. Tuttavia, le richieste di revisione del processo da parte della difesa di Stasi non si sono mai fermate, culminando nel 2016 con una perizia genetica che indicava la presenza di DNA sotto le unghie di Chiara compatibile con Andrea Sempio, amico di Marco Poggi. All’epoca, le accuse contro Sempio furono archiviate, ma nel marzo 2025 la Procura di Pavia ha notificato un nuovo avviso di garanzia per omicidio in concorso, riaprendo il caso grazie a nuove analisi genetiche condotte con tecniche avanzate.

Il DNA al centro delle indagini
Le tracce di DNA rinvenute sotto le unghie di Chiara Poggi sono il fulcro della nuova inchiesta. Una consulenza genetica del 2024, affidata ai genetisti Carlo Previderé e Pierangela Grignani, ha confermato la compatibilità di tali tracce con il profilo di Andrea Sempio, escludendo Alberto Stasi come contributore. Tuttavia, il DNA presenta limiti: il cromosoma Y identificato indica solo una linea paterna e non è databile, rendendo necessaria un’analisi più approfondita. A tal proposito, il 17 giugno prossimo inizierà un’analisi della Polizia Scientifica di Milano, disposta dalla gip Daniela Garlaschelli, per confrontare il DNA di Sempio con quello trovato sulla scena del crimine, inclusi reperti mai esaminati come un vasetto di yogurt, una confezione di cereali e un barattolo di tè. Durante il processo a Stasi, la difesa, rappresentata dall’avvocato Angelo Giarda, aveva sostenuto che “i marcatori utilizzabili al fine di identificare una precisa persona non erano sufficienti per dire che erano di Alberto Stasi, perché i pochi marcatori che sono stati acquisiti potevano essere comuni a circa 40, 50mila uomini”.
Le perquisizioni e l’arma del delitto
Le indagini hanno preso una piega intensa con le perquisizioni effettuate il 14 maggio scorso nelle abitazioni di Andrea Sempio, dei suoi genitori e di due amici, Mattia Capra e Roberto Freddi, a Garlasco e Voghera. I carabinieri hanno sequestrato cellulari, computer e documenti, alla ricerca di elementi che possano ricostruire i rapporti tra Sempio, la vittima e il suo giro di amicizie. Parallelamente, gli investigatori hanno dragato il Cavo Bozzani, un canale a Tromello, vicino alla casa delle cugine di Chiara, Paola e Stefania Cappa, alla ricerca dell’arma del delitto, mai ritrovata. Un testimone avrebbe riferito di una donna che gettò un oggetto metallico, forse un martello, nel canale la mattina del delitto. Tra gli oggetti recuperati c’è un martello, attualmente sotto esame per verificarne la compatibilità con le ferite della vittima. Rita Poggi, madre di Chiara, ha però dichiarato: “L’attizzatoio che avevamo allora c’è ancora adesso. Manca solo un martello, compatibile con le ferite sul corpo di mia figlia”.
Le ombre sull’alibi di Sempio
L’alibi di Andrea Sempio è stato messo sotto scrutinio. Il 13 agosto 2007, alle 9:58, Sempio effettuò una chiamata di un secondo a Mattia Capra, agganciando una cella telefonica di Garlasco. Secondo la sua versione, si sarebbe poi spostato a Vigevano per recarsi in libreria, ma un biglietto del parcheggio, consegnato agli inquirenti solo nel 2008, presenta incongruenze. Inoltre, tre telefonate effettuate nei giorni precedenti al delitto alla casa di Chiara, quando era sola, sono tornate al centro delle indagini. Gli inquirenti stanno anche analizzando impronte digitali mai attribuite e un capello trovato nel lavandino della villetta, elementi che potrebbero aprire nuovi scenari.
La posizione della famiglia Poggi
La riapertura del caso ha riacceso il dolore della famiglia di Chiara Poggi. Rita Poggi, madre della vittima, ha commentato con amarezza: “Non abbiamo nulla da dire. Lo abbiamo saputo dal Tg… Immagini lei”. Il legale della famiglia, Gian Luigi Tizzoni, ha espresso disappunto, definendo “confuse” le attuali tesi della Procura e ribadendo che “lo Stato ai Poggi ha consegnato la verità, ma oggi quella verità non la difende”. La famiglia resta convinta che Alberto Stasi sia l’unico responsabile, sottolineando che la presenza del DNA di Sempio potrebbe essere spiegata dal suo utilizzo del computer di casa Poggi, condiviso con Marco e altri amici per giocare ai videogiochi.
Le gemelle Cappa e il messaggio controverso
Un elemento che ha alimentato il dibattito è il coinvolgimento delle cugine di Chiara, Paola e Stefania Cappa. Tra i materiali raccolti, figurano centinaia di messaggi inviati dalle sorelle, incluso uno in cui Paola Cappa avrebbe scritto: “Mi sa che abbiamo incastrato Stasi”. Le gemelle Cappa, non indagate, hanno fornito spontaneamente il loro DNA nelle prime indagini e sono ora sotto esame per un confronto delle impronte digitali con quelle rinvenute su alcuni reperti. La loro casa a Tromello, vicina al canale dragato, è tornata al centro dell’attenzione, anche per un presunto fotomontaggio con Chiara che le rese note all’epoca del delitto.

Un caso che divide l’opinione pubblica
Il delitto di Garlasco continua a polarizzare l’opinione pubblica. Da un lato, i sostenitori di Alberto Stasi vedono nelle nuove indagini una possibilità di revisione del processo, ritenendo che gli indizi contro di lui – come le scarpe “immacolate” e l’alibi debole – fossero insufficienti. Dall’altro, la famiglia Poggi e chi crede nella sentenza del 2015 considera Stasi il colpevole oltre ogni ragionevole dubbio, come sancito dalla Cassazione: “Ciascun indizio risulta integrarsi perfettamente con gli altri come tessere di un mosaico che hanno contribuito a creare un quadro d’insieme convergente verso la colpevolezza di Alberto Stasi”. La difesa di Sempio, guidata dagli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, si prepara a contestare le accuse, definendo l’inchiesta un “accanimento senza indizi”.
Cosa aspettarsi dagli interrogatori
Gli interrogatori del 20 maggio potrebbero rappresentare un momento cruciale. Andrea Sempio, che ha facoltà di non rispondere, potrebbe scegliere il silenzio o rilasciare dichiarazioni spontanee. Massimo Lovati, suo legale, ha dichiarato: “Non voglio anticipare nulla della strategia difensiva”. La tempistica dell’interrogatorio, a pochi giorni dall’udienza per l’estensione delle analisi genetiche, suggerisce che la Procura possa avere nuovi elementi, forse intercettazioni o dettagli reinterpretati. Tuttavia, qualsiasi nuova accusa dovrà superare il vaglio del Gup, che valuterà se gli indizi siano sufficienti per un rinvio a giudizio.