Delitto di Garlasco, “rintracciate 6 impronte mai identificate”

di Redazione
Stampa articolo


Sei su Telegram? Ti piacciono le nostre notizie? Segui il canale di DonnaClick! Iscriviti, cliccando qui!
UNISCITI

Il 13 agosto 2007, Chiara Poggi, 26 anni, fu trovata nella sua villetta di Garlasco, in provincia di Pavia. Un delitto brutale, che ha sconvolto l’Italia e portato alla condanna definitiva del fidanzato Alberto Stasi a 16 anni di carcere. A quasi 18 anni di distanza, l’inchiesta si riapre con una svolta che potrebbe riscrivere la storia: un’impronta palmare, catalogata come traccia numero 33, attribuita ad Andrea Sempio, amico di famiglia e nuovo indagato. Nuovi elementi, come un malore mai verbalizzato durante un interrogatorio del 2008 e sei impronte ignote, stanno alimentando un’indagine che promette di fare luce su uno dei gialli più intricati della cronaca recente.  

L’impronta 33: una prova dimenticata

Nel 2007, i Ris di Parma repertarono 56 tracce nella villetta di via Pascoli, tra cui l’impronta 33, rilevata sulla parete destra delle scale che conducono alla taverna, dove fu trovato il corpo di Chiara Poggi. All’epoca, gli esperti la classificarono come “priva di utilità” per l’assenza di creste papillari sufficienti per un’identificazione. Tuttavia, una nuova consulenza tecnica disposta dalla Procura di Pavia, condotta dagli esperti Gianpaolo Iuliano e Nicola Caprioli, ha ribaltato il verdetto: l’impronta, analizzata tramite fotografie del 2007, presenta 15 punti di contatto con il palmo destro di Andrea Sempio. “L’impronta 33, evidenziata mediante l’impiego della ninidrina, è stata lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche”, ha dichiarato il procuratore Fabio Napoleone in una nota ufficiale.  

Questa scoperta, annunciata due giorni fa, 20 maggio, dal Tg1, ha collocato Sempio al centro dell’inchiesta. Secondo i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano, che nel 2020 scrissero un’informativa sul caso, è “logico-fattuale” che l’impronta appartenga all’assassino, poiché si trova esattamente dove il corpo di Chiara fu trascinato.  

Le altre impronte: il mistero delle sei tracce ignote

Oltre alla traccia 33, sulle pareti delle scale sono state rintracciate sei impronte palmari mai identificate. Tre si trovavano sulla parete destra, due su quella sinistra e una sulla parete superiore. Gli esperti Iuliano e Caprioli hanno definito queste tracce “comparabili” ma non utili per un’identificazione definitiva. Attraverso un lavoro di esclusione, è stato accertato che non appartengono né a Sempio, né a Stasi, né ai familiari di Chiara, né a Stefania Cappa (cugina della vittima), né agli amici di Marco Poggi, fratello di Chiara, come Alessandro Biasibetti, Roberto Freddi e Mattia Capra.  

Inoltre, cinque impronte digitali sul portone d’ingresso, tra cui la traccia numero 10 sulla superficie interna dell’anta mobile, restano senza identità. Nel 2020, i carabinieri ipotizzarono che la traccia 10, potenzialmente sporca di sangue, potesse appartenere all’aggressore in fuga, ma l’assenza di analisi biologiche all’epoca e il numero limitato di punti utili (solo otto) ne compromisero l’utilità. Ora, nell’ambito di un maxi incidente probatorio previsto per l’autunno 2025, verranno effettuate analisi genetiche sui “paradesivi” delle tracce dattiloscopiche per cercare ulteriori risposte.  

Il malore del 2008: un dettaglio mai riportato

Un altro elemento emerso di recente riguarda un episodio avvenuto durante l’interrogatorio di Andrea Sempio nel 2008. All’epoca, Sempio, allora ventenne, presentò uno scontrino del parcheggio di Vigevano come alibi per il giorno del delitto. Tuttavia, durante quell’interrogatorio, il giovane avrebbe accusato un malore che richiese l’intervento di un’ambulanza per circa 40 minuti. Sorprendentemente, questo episodio non fu mai riportato nei verbali ufficiali, né i carabinieri di Vigevano, Gennaro Cassese e Flavio Devecchi, lo menzionarono quando sentiti di recente dagli inquirenti.  

La scoperta di questo dettaglio, confermata da un documento del 118, ha sollevato interrogativi sull’affidabilità delle indagini iniziali. La madre di Sempio, Daniela Ferrari, ha riferito un ulteriore malore durante un’audizione nell’aprile 2025, quando le fu chiesto dell’alibi del figlio. “La madre di Sempio era già stata male prima con una crisi di panico, non quando ha sentito il nome di quella persona”, ha precisato l’avvocata Angela Taccia, smentendo le voci che collegavano il malore alla menzione di un amico.  

  • La difesa di Sempio: “Frequentava tutta la casa”

La difesa di Andrea Sempio, rappresentata dagli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, affiancati dall’ex comandante del Ris Luciano Garofano, ha ribadito che il loro assistito era un frequentatore abituale della villetta dei Poggi. “Andrea Sempio ha frequentato ogni angolo della casa, compresa la taverna e le scale in fondo alle quali venne trovato il corpo di Chiara Poggi”, ha dichiarato Taccia. Questa frequentazione spiegherebbe, secondo la difesa, la presenza dell’impronta 33, senza necessariamente implicare un coinvolgimento nel delitto.  

Inoltre, i legali hanno contestato la validità della consulenza tecnica della Procura, definendola “una mera consulenza di parte, non una perizia” e sottolineando che non è stata ancora verificata in contraddittorio. La difesa sta valutando di commissionare una propria consulenza sulle impronte, in particolare sulla traccia 33, per contrastare le conclusioni degli inquirenti.  

Marco Poggi: “Andrea è estraneo”

Durante l’interrogatorio del 20 maggio a Venezia, Marco Poggi, fratello di Chiara, ha confermato la sua amicizia di lunga data con Sempio e la sua convinzione che sia estraneo al delitto. Tuttavia, quando gli è stata mostrata la corrispondenza tra l’impronta 33 e il palmo di Sempio, Marco ha avuto un “evidente sussulto”, rettificando una precedente dichiarazione: se inizialmente aveva sostenuto che Sempio frequentasse solo alcune stanze della casa, ha poi ammesso che “forse” l’amico poteva essere sceso anche in taverna.  

“Con la collaborazione degli inquirenti, Marco Poggi ha potuto essere sentito lontano dai giornalisti e ha risposto serenamente alle domande che gli sono state rivolte. Ad Andrea Sempio lo lega un’amicizia di lunga data e la convinzione della sua estraneità alla tragica vicenda che ha sconvolto la sua famiglia”, ha dichiarato l’avvocato Francesco Compagna, legale della famiglia Poggi.  

Alberto Stasi: una condanna e nuove speranze

Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni per l’omicidio di Chiara Poggi e attualmente in regime di semilibertà, è stato ascoltato il 20 maggio come testimone assistito. Durante l’interrogatorio, durato due ore e mezza, ha risposto a tutte le domande degli inquirenti, ribadendo di non aver mai conosciuto Sempio. “Non posso dire nulla sugli argomenti chiesti, posso dire che abbiamo risposto a tutte le domande e che siamo contenti di essere venuti. Siamo molto soddisfatti, ho grande fiducia e rispetto per chi indaga”, ha dichiarato il suo avvocato Antonio De Rensis all’uscita del Tribunale di Pavia.  

La nuova inchiesta, che ipotizza la presenza di più persone sulla scena del crimine, potrebbe aprire la strada a una revisione del processo a favore di Stasi, che ha sempre proclamato la sua innocenza.  

Nuovi elementi: DNA e manoscritti

Oltre all’impronta 33, l’inchiesta si arricchisce di altri elementi. Il DNA trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, inizialmente definito “anonimo”, è stato attribuito a Sempio in analisi recenti, condotte sia dalla difesa di Stasi che dalla Procura. Inoltre, i carabinieri hanno sequestrato manoscritti di Sempio, alcuni ritrovati nella spazzatura, che contengono frasi inquietanti come: “Ho fatto cose così brutte che nessuno può neanche immaginare”. Questi documenti, insieme a tre telefonate sospette al telefono fisso dei Poggi e all’alibi dello scontrino di Vigevano ritenuto “fragile”, sono al vaglio degli inquirenti per ricostruire il profilo psicologico dell’indagato.  

Le perquisizioni e il canale di Tromello

Il 14 maggio i carabinieri hanno perquisito l’abitazione di Sempio a Voghera, quella dei suoi genitori a Garlasco e le case di due suoi amici, Roberto Freddi e Mattia Capra. Gli investigatori cercavano documenti, file informatici e chat per chiarire i rapporti di Sempio con Chiara e il suo entourage. Tra i materiali sequestrati, anche diari personali ritenuti rilevanti.  

Parallelamente, sono in corso ricerche nel canale di Tromello, vicino a Garlasco, per individuare l’arma del delitto, possibly un martello descritto dal padre di Chiara come mancante dal garage della villetta. Le operazioni, coordinate dai carabinieri e dai vigili del fuoco, seguono le indicazioni di un supertestimone segnalato da Le Iene.  

Errori del passato e nuove tecnologie

Le indagini iniziali del 2007 furono segnate da errori, come l’ingresso di un carabiniere senza guanti che lasciò impronte sulla scena del crimine. Oggi, grazie a nuove tecnologie, come scanner ottici e software avanzati, le tracce ritenute inutili all’epoca vengono riesaminate con maggiore precisione. Tuttavia, l’impronta 33 non esiste più fisicamente, essendo stata asportata nel 2007 con un bisturi sterile, e le analisi si basano esclusivamente su fotografie.  

Dalla stessa categoria

Correlati Categoria

Una scoperta agghiacciante scuote Roma: i corpi di una donna e una neonata, forse madre e figlia, trovati senza vita a Villa Pamphili. Le autopsie svelano dettagli inquietanti, mentre la polizia cerca risposte in un caso che potrebbe essere un duplice omicidio.