Alessandro Borghese: “Da me si guadagna fino a 1.600 euro al mese”

Alessandro Borghese non si fa mancare niente, cresciuto a Roma, nella citta meneghina è pronto ad aprire la sua seconda attività. Scopriamo, di seguito, cosa ha detto lo chef figlio di Barbara Bouchet.

Alessandro Borghese: “Mi sento milanesissimo”

“Milano mi ha dato tantissimo: mia moglie Wilma Oliveiro, due figlie meravigliose nate qui e opportunità lavorative Roma è più easy, più lenta e bohemienne. Milano è rapida e pragmatica” ha dichiarato chef Borghese in una recente intervista.

Il lavoro e le difficoltà nel trovare personale 

“Alcuni giovani non hanno voglia di sacrificarsi sul lavoro, c’è chi pretende stipendi alti senza esperienza” ha detto l’imprenditore che ai suoi dipendenti offre “un contratto con 13esima e 14esima, benefit e welfare aziendale. Sono un imprenditore che dà lavoro a 40-50 persone e la difficoltà la vedo quando cerco personale: per un giovane trasferirsi è arduo, magari deve svegliarsi tutte le mattine alle 5 perché vive dove l’affitto è abbordabile” ha aggiunto Borghese.

 Borghese: “Siamo sempre in cerca”

Nonostante ai suoi dipendenti offra tante agevolazioni tra cui benefit e welfare aziendale, pasti al ristorante, spese mediche agevolate, consulenti per la ricerca di alloggi, avvocato interno per le pratiche e pensi di poter dire che i suoi dipendenti siano felici, lo chef ammette che la ricerca di personale è sempre aperta.

“I giovani non sanno fare sacrifici”

“Giovani meno inclini al sacrificio? Non sempre ma in alcuni casi sì. Gli stipendi all’inizio sono quelli che sono, senza esperienza non sono corrette le pretese esagerate: sono pronto a darti di più in un’ottica di crescita e meritocrazia”, le sue parole. 

Quanto si guadagna al ristorante di Alessandro Borghese?

“Gli stipendi nel mio ristorante? Chi arriva senza esperienza inizia con 1.200 euro netti, ma con gli extra (un’ora per pulire, il banchetto che dura un po’ di più) sale anche a 1.600 euro. Un tempo – adesso non si vede quasi più, in tutti i campi – c’erano i tirocini, si andava a imparare un mestiere”. E gli stagisti? “Li pago. Non tutti fanno così: se noti gigantesche brigate e una sala che fa 30 coperti stai certo che la metà della gente non viene pagata”.