Fabio Fazio sull’addio alla Rai: “Nessun vittimismo”. E rivela perché è andato via

di Redazione


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In questi giorni tiene banco la notizia del passaggio di Fabio Fazio al canale Nove di Discovery, dopo 40 anni in Rai. L’annuncio ufficiale è arrivato a poche ore dalla messa in onda della terzultima puntata di Che tempo che fa, generando una grande eco mediatica. A fare chiarezza sulle ragioni di questa scelta, è lo stesso conduttore.

Fabio Fazio: “Nessun vittimismo, non è il caso”

Il prossimo numero di Oggi, in edicola giovedì 18 maggio, ospita la consueta rubrica settimanale “Senza Impegno”, curata da Fabio Fazio, che il conduttore apre così: “Nessun vittimismo e nessun martirologio: detesto entrambe le forme di autocommiserazione. Non è proprio il caso. Semplicemente è andata così: continuerò il mio lavoro altrove e come ogni inizio sarà un’opportunità per inventare cose nuove e nel tempo tentare nuove strade. Come si sa è cambiata la narrazione. Ma la narrazione un professionista se la scrive da solo, col proprio lavoro e con il proprio curriculum. Non si può far parte di una narrazione altrui, tanto più se per altrui si intende la politica di chi ha vinto in quel momento”.

“La politica tutta si sente legittimata dal risultato elettorale a comportarsi da proprietaria nei confronti della cosa pubblica con pochi riguardi per il bene comune e con una strabordante ingordigia. E non solo per quel che riguarda la televisione“, aggiunge Fazio, nelle anticipazioni fornite dal settimanale Oggi.

Dunque prosegue così: “Negli anni scorsi ho sperimentato sulla mia pelle che cosa vuol dire essere adoperato come terreno di scontro senza alcuna possibilità di difesa se non quella dei risultati del proprio lavoro. Anche se servono a poco o a niente, soverchiati come sono dalla potenza di fuoco che ti viene scaricata addosso. La sensazione di essere merce pericolosa e non una risorsa della propria azienda non è gradevole”.

E, ancora: “Il mio lavoro consiste nel fare televisione e non nel cercare un faticoso equilibrio con questo o quell’esponente politico a cui chiedere aiuto. Per fortuna non frequento nessuno e incontro Ministri ed esponenti di partito esclusivamente nello spazio pubblico della trasmissione che conduco. L’essere un irriducibile provinciale è sempre stata una salvezza”.

Per concludere, una certezza: “Non sentirete mai una mia parola scortese nei confronti della Rai che è parte integrante della mia vita”.

Foto: Depositphotos.com.

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