Stella Creasy: “È il classico caso delle suffragette. Servono fatti, non solo parole”

di Alice Marchese


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Stella Creasy lotta contro le convenzioni e contro il governo per poter andare in maternità. La parlamentare laburista di Walthamstow, periferia nord di Londra, non ci sta, da donna incinta al nono mese pretende lo stesso trattamento di Suella Braverman, la attorney general (carica paragonabile al procuratore generale), ossia la massima autorità legale del governo di Boris Johnson.
“Altrimenti denuncerò l’esecutivo. È il classico caso delle suffragette. Servono fatti, non solo parole”, annuncia Stella Creasy al Guardian, com’è riportato da D-Repubblica.

Braverman, membro dell’esecutivo Johnson, vorrebbe andare in maternità essendo incinta ma scopre che ciò non è ammesso per gli incarichi governativi, a meno che non si lasci il lavoro nell’esecutivo (pur continuando a essere pagati con lo stipendio dei deputati).
Creasy quindi non ha del risentimento per Braverman, alla quale augura il meglio. La parlamentare laburista è scesa in campo contro quella che bolla come “discriminazione” nei confronti delle donne in politica.

Esplode così una problematica non di poco conto. Il tutto è dovuto a una legge degli anni Settanta, per cui i ministri o esponenti del governo come Braverman non possono lasciare temporaneamente il proprio lavoro per andare in maternità. Quindi per esercitare il suo diritto di avere un bambino Creasy dovrebbe dimettersi da parlamentare. Travolto dalla questione il governo ha risolto il prima possibile il problema con una legge ad hoc scritta praticamente in un giorno per essere approvata a Westminster.

Ma Creasy , come rivelato prima di tutti dal “Guardian”, vuole gli stessi diritti di Braverman. L’ultima legge ad hoc su questo tema infatti si applica solo ai componenti dell’esecutivo e non a tutti i deputati. Il Labour, partito di Creasy, ha detto tra le altre cose che voterà a favore, con tutti i distinguo del caso. Ma per la deputata non basta: “Non è possibile che la maternità venga considerata un optional come un’auto aziendale, anzi come un benefit, mentre dovrebbe invece essere un diritto basilare! Si tratta di discriminazione nei miei confronti e in generale nei confronti delle donne”.

Creasy e tutte le altre donne in Parlamento chiedono gli stessi diritti, perché le semplici deputate come lei hanno sì la maternità pagata, come è successo alla stessa Suella Braverman quando ha avuto il primo figlio. Ma non possono esercitare tutti i diritti e doveri di un parlamentare nell’arco della loro assenza pagata, come per esempio votare sui disegni di legge o in commissione.

Dopo la prima gravidanza di due anni fa, Creasy scelse un “deputato provvisorio” che la sostituisse. Ma non è abbastanza, nonostante sia una soluzione temporanea.

Stella pretende che tutto questo diventi una legge, per tutti. E dunque la sua battaglia per le donne continua.

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