Quando nasce una bambina, ci si aspetta che poi cresca, diventi grande, che sia felice e perché no, che si sposi e abbia dei figli… queste sono le aspettative di tutti i genitori. Il problema si viene a creare quando la ragazza, anziché innamorarsi di un uomo, si innamora di una donna, ovvero di una persona del suo stesso genere. Infatti nonostante oramai da tempo la medicina abbia rivisto la sua posizione originale e quindi abbia definito l’omosessualità come un normale orientamento sessuale, alla stregua di quello eterosessuale e bisessuale, di fatto ancora oggi l’omosessualità è popolarmente considerata come una deviazione rispetto alla normalità e/o come una manifestazione problematica da correggere o risolvere. In realtà non è né una patologia né una questione di scelta, bensì un tipo di orientamento che prescinde dalle intenzioni e dalla volontà della persona interessata.
Tuttavia la cultura omofobica, che caratterizza la nostra società, soprattutto italiana, determina disagio e malessere in molti uomini e donne omosessuali, fino talora a sviluppare veri e propri disturbi psicologici e condotte di chiusura e alienazione sociale.
I fattori di disagio sono solitamente due: la difficoltà ad accettare la propria omosessualità, in quanto questa disattende le aspettative non solo altrui ma anche proprie, perché ciascuno di noi ha schemi mentali di coppia e affettivi che contemplano solo l’eterosessualità. Pertanto il traguardo da raggiungere è quello di riconoscere e accettare il proprio orientamento sessuale, abbattendo sensi di colpa, pensieri e vissuti di anormalità, oltre ad accettare di rinunciare all’idea di matrimonio e figli, a meno che non vi sia disponibilità ad espatriare, dato che in Italia non è consentito.
L’altro aspetto difficile da affrontare è il giudizio e la reazione altrui, inclusi genitori, amici e colleghi/datori di lavoro. Infatti spesso il timore è di ricevere risposte di rifiuto, allontanamento, giudizio, critica e discriminazione, e purtroppo talora questi timori trovano conferma nella realtà dei fatti.
In primis, è importante prendere le distanze dagli stereotipi culturali mettendo in discussione le proprie convinzioni omofobiche e imparando ad accettare la propria omosessualità come una normale espressione dell’orientamento sessuale.
Per quanto riguarda il rapporto con gli altri e il mondo lavorativo, valuterei la situazione contingente: se l’ambiente è fortemente resistente alla prospettiva dell’omosessualità e il rischio è veramente quello di essere allontanati o penalizzati, pondererei accuratamente la situazione, al fine di decidere circa l’opportunità o meno di fare coming out.
Non sottovaluterei l’opportunità di essere aiutati da uno psicologo/psicoterapeuta in questo delicato percorso di accettazione, soprattutto se il malessere e il disagio sono tali da compromettere l’equilibrio personale e di coppia e la qualità di vita.
Articolo scritto da Dott.ssa Francesca Lemmi, psicologo clinico e psicoterapeuta, esperta dello spazio della redazione di Donnaclick dedicato al benessere psicologico delle donne.
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