COVID, l’orrenda MUTAZIONE: in questi malati dura fino a 2 anni consecutivi | Medici allibiti: “Nuovi modi per infettare le cellule”

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Covid mutazione_Donnaclick

Donna a letto malata_(Depositphotos.com)_Donnaclick

In alcuni pazienti immunodepressi, il Covid non si limita a persistere: si trasforma, si adatta e muta all’interno del corpo umano come in una mini-pandemia invisibile.

In piena era post-pandemica, mentre la maggior parte della popolazione convive con il Covid come fosse un ricordo o un’influenza stagionale, ci sono storie che ci riportano di colpo alla realtà. Non tutte le infezioni da SARS-CoV-2 si comportano allo stesso modo, e in alcuni pazienti fragili il virus può restare attivo ben oltre ogni previsione.

Gli scienziati parlano di infezioni persistenti, una condizione rara ma allarmante che riguarda soprattutto soggetti immunodepressi. In questi casi, il virus non solo sopravvive all’interno dell’organismo per mesi, ma continua a replicarsi e ad evolversi, aggirando le difese deboli del paziente. Un fenomeno che apre interrogativi inquietanti anche sul piano dell’evoluzione virale.

Il timore è che queste “fabbriche biologiche di mutazioni” possano generare varianti inedite, talvolta più infettive o resistenti. Sebbene non tutti i casi portino a nuove ondate pandemiche, gli esperti ammoniscono: trascurare queste infezioni a lungo termine può essere pericoloso, sia per il paziente che per la salute pubblica.

Secondo i ricercatori, un’infezione protratta equivale a un laboratorio naturale dove il virus può sperimentare cambiamenti genetici a un ritmo simile a quello di un’intera comunità. Non si tratta solo di resistenza: il virus può imparare a infettare le cellule in modo più efficiente, come avviene con le varianti più aggressive.

Gli scienziati rilevano mutazioni interne nei pazienti fragili

È di pochi giorni fa la notizia pubblicata su Fanpage.it e rilanciata dalla rivista scientifica The Lancet Microbe: un uomo britannico di 41 anni ha convissuto con un’infezione attiva da Covid per oltre 750 giorni consecutivi. Non si tratta di Long Covid, ma di un contagio mai realmente superato. Il paziente, affetto da HIV avanzato e privo di terapie antivirali, ha visto il virus mutare più volte all’interno del proprio corpo.

Durante questo lungo periodo, i medici hanno prelevato otto campioni genetici dal paziente e scoperto oltre 130 mutazioni distinte, alcune delle quali simili a quelle della variante Omicron. Il virus ha continuato ad evolversi senza mai essere eliminato. “Le infezioni prolungate permettono al virus di esplorare modi per infettare le cellule in modo più efficiente”, ha spiegato William Hanage, epidemiologo di Harvard e coautore dello studio.

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Infermiera con provetta di sangue_Depositphotos.com_Donnaclick

Casi simili anche negli Stati Uniti e in Europa

Un anno fa, un caso simile è stato registrato nei Paesi Bassi: un uomo di 72 anni, anch’egli immunodepresso, è morto dopo 613 giorni di Covid ininterrotto. Anche negli Stati Uniti, diversi pazienti con trapianti d’organo o patologie ematologiche hanno mostrato infezioni attive per oltre un anno, come riportato da Contagion Live e NIH. Fortunatamente, la maggior parte di questi casi non porta alla diffusione di nuove varianti.

Nonostante questi casi restino rari, i ricercatori avvertono che trascurare le infezioni persistenti è un errore strategico. Ogni mutazione è un’opportunità per il virus. Il trattamento tempestivo di pazienti immunodepressi e il monitoraggio delle loro infezioni diventano quindi cruciali per prevenire evoluzioni pericolose e proteggere la comunità.