Sviluppo del linguaggio del bambino, 11 cose da sapere

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Conoscete lo sviluppo del linguaggio del bambino? Ecco 11 cose da sapere sulle tappe del linguaggio infantile per parlare con vostro figlio nel modo migliore.

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Le tappe dello sviluppo del linguaggio nei neonati avvengono progressivamente, partendo dai gorgheggi e dai suoni nei primi mesi di vita del bambino, passando per la lallazione intorno ai 9 mesi, con la ripetizione di sillabe che non costituiscono ancora parole, fino ad arrivare alle prime paroline verso il primo anno. Si stima che entro i 18 mesi il bambino conosca almeno 50 parole, riuscendo ad essere in grado di sostenere una conversazione con bambini e adulti a circa 36 mesi, interagendo in modo autonomo e con una discreta proprietà di linguaggio. Il linguaggio dei bambini piccoli inizia con i gesti che accompagnano i suoni, una preziosa risorsa in grado di stabilire un canale comunicativo extraverbale molto efficace a cui noi adulti siamo chiamati a rispondere con altrettanti segni, movimenti e sguardi. Ad ogni età, infatti, il linguaggio non verbale è molto importante perché riesce anche ad esprimere emozioni e sentimenti che è bene manifestare liberamente. Scopriamo insieme 11 cose da sapere sullo sviluppo del linguaggio dei bambini per essere preparati in ogni fase della loro crescita.

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1.    I gesti

I gesti dei bambini piccoli sono uno dei primissimi modi di comunicare insieme al pianto. Prima di iniziare a parlare, infatti, i neonati stabiliscono un canale comunicativo che va oltre il linguaggio verbale costituito da gesti, segni e movimenti che, molto spesso, associano alle parole pronunciate dagli adulti e ne apprendono, così, il significato senza fatica. È importante assecondare questa gestualità del bambino che ancora non parla, accompagnando sempre dei suoni o delle parole per favorire lo sviluppo del linguaggio dei bambini.

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2.     Le prime paroline

Le prime parole che i bambini imparano sono molto semplici da articolare, spesso costituite solo da ripetizioni di sillabe, ispirate a parole che i genitori pronunciano spesso. Un classico esempio sono “papà”, “pappa” e “pipì”. È importante sapere che i bambini imparano anche parole che all’inizio non ripetono e perciò si parla di lessico passivo dei bambini, ossia quelle parole che i piccoli non dicono ma di cui conoscono in parte il significato o di cui capiscono il senso.

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3.    Non affrettate i tempi

Ricordatevi che ogni bambino inizia a parlare con i suoi tempi e che non dovete assolutamente forzare i vostri figli a parlare. Ciascun bambino ha i propri tempi di apprendimento e quindi non serve a nulla essere pressanti o basarsi sul confronto con i figli degli altri o con i vostri figli maggiori. In linea di massima, le bambine imparano a parlare prima dei maschi per una questione genetica, visto che il substrato dell’area del cervello adibita al linguaggio risulta più esteso nelle femmine. Questo, però, non deve indurvi a sollecitare di più il maschio che tarda ad esprimersi o, peggio, a forzare una bambina che inizia a parlare più tardi rispetto alle sue coetanee.

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4.    Non parlate come i bambini piccoli

Spesso viene naturale ripetere le parole storpiate o inventate dei bambini, ma sarebbe bene evitarlo perché è un comportamento controproducente per il piccolo e per i suoi sforzi comunicativi. Impegnatevi a non incoraggiare le parole strane che pronuncia vostro figlio facendole diventare parte del vostro vocabolario e cercate, piuttosto, di ripetergli ogni volta che usa termini storpiati i vocaboli corretti.

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5.    Come rivolgersi a un bambino?

Non tutti sanno che è importante parlare lentamente ai bambini, scandendo bene ogni parola e utilizzando vocaboli semplici e frasi brevi ma corrette. Sarebbe bene rivolgersi ai bambini tenendo sempre presente che hanno ancora molto da imparare e che a noi adulti spetta il compito di insegnarglielo. Come? In maniera calma, paziente e con amore, trasmettendo sempre sentimenti positivi.

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6.    Cercate sempre il dialogo

Parlare con i bambini è fondamentale per il loro corretto sviluppo e per questo è molto importante mantenere sempre vivo il dialogo a qualsiasi età. Sforzatevi di creare una conversazione anche quando il bambino sembra distratto, ad esempio, quando sta svolgendo un’attività ludica: accompagnare ogni gesto con la sua descrizione è un ottimo modo per apprendere in modo sereno e naturale.

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7.    Il gioco come apprendimento

Il gioco è un elemento fondamentale nel processo di apprendimento dei bambini e per questo è da incoraggiare sempre, a qualsiasi età. Giochi, filastrocche e scherzi, ma anche tutto ciò che fa divertire i più piccoli va benissimo perché permette loro di conoscere e imparare in maniera spontanea e rilassata, mantenendo un atteggiamento positivo.

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8.    Leggere fa bene

Iniziate fin da piccoli a leggere storie, favole e fiabe ai vostri figli perché è un ottimo modo per entrare in contatto con i bambini in maniera positiva. Sapere che il genitore sta dedicando del tempo ad un momento così intimo e, nel frattempo, ascoltare un racconto strutturato aiuta a sviluppare le capacità logiche del bambino al meglio. Inoltre, il piccolo apprenderà in modo indiretto termini e modi di dire nuovi che poi farà suoi.

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9.    Come correggere gli errori?

Correggere gli errori di pronuncia e grammaticali dei bambini è giusto, ma occhio a come lo fate! Non costringeteli a ripetere più volte il vocabolo in modo esatto, né mostratevi arrabbiati, delusi o con un atteggiamento mortificante. Limitatevi a pronunciare la parola correttamente, perché il bambino sarà in grado apprendere la giusta pronuncia attraverso l’ascolto, senza sentirsi giudicato o sbagliato.

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10.    Attenzione ai disturbi del linguaggio

Sono diversi i bambini con disturbi del linguaggio e per questo è importante che un genitore sia molto attento ad alcuni segnali. È importante rivolgersi ad un logopedista, ad esempio, se un bimbo nei primi mesi di vita non emette suoni o se i suoni non diventano piano piano delle parole dopo il primo anno. C’è il bambino che pronuncia male una parola, quello che inverte una o più sillabe e quello che fa fatica a comprendere il suono e il significato: è giusto occuparsene, ricordando che le difficoltà di linguaggio possono essere superate.

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11.    Il contributo della logopedia

Le terapie dei logopedisti per i disturbi del linguaggio nei bambini sono molto efficaci se svolte entro i primi due anni del piccolo o comunque prima del suo ingresso alla scuola materna. In genere, consistono in un intervento individuale sul bambino e nel supporto ai genitori per gestire al meglio la situazione. Quanto prima avverrà l’intervento del logopedista, tanto più facile sarà correggere i disturbi e ottenere risultati soddisfacenti.

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