Educazione alimentare, al via la campagna “Dammi il 5” contro l’obesità infantile

Dammi il 5 è il nome della campagna contro l’obesità infantile che pediatri e nutrizionisti italiani hanno lanciato per sensibilizzare adulti e bambini ad un alimentazione più sana e una vita più attiva. Si svolgerà in cinque regioni italiane che sono la Calabria, la Puglia, il Lazio, il Piemonte e la Lombardia.

Il nome Dammi il 5 è stato scelto perchè 5 sono le porzioni di frutta e verdura che ogni persona e bambino dovrebbe mangiare ogni giorno. La campagna si avvale di una serie di cartoni animati per bambini con il nome D.I.5, i cui protagonisti sono cinque Supereroi della Salute che rappresentano i colori della frutta: bianco, blu/viola, giallo/arancione, rosso e verde.

Oltre ai cartoni animati è stato realizzato anche un libro di avventure per i più grandicelli “Dammi il 5 in Missione Speciale“, oltre alla guida “Impara giocando le regole della sana alimentazione” e ad incontri formativi per maestri e maestre.

Dammi il 5 è stata ideata e realizzata da Mati Group con il contributo scientifico dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, la collaborazione della Federazione Italiana Medici Pediatri (FIMP), dell’Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI), il patrocinio della Società Italiana di Pediatria (SIP) e il contributo di Menarini.

Cosa dicono le statistiche sull’obesità infantile in Italia?

I dati emersi quest’anno delineano una situazione preoccupante, ma risolvibile aumentando l’attività fisica e introducendo nella dieta più frutta e verdura al posto di alimenti non salutari che i bambini consumano invece molto. Per questo motivo la campagna mira ad educare e sensibilizzare su un’alimentazione più sana: la speranza è che i più piccoli, immedesimandosi nei 5 Supereroi, possano per primi introdurre questi cambiamenti nelle loro abitudini alimentari.

Secondo quanto affermato Alberto Villani, presidente nazionale della SIP: Un bimbo italiano su tre è in sovrappeso. (…) Si tratta di un dato in leggero calo rispetto agli anni precedenti, ma ancora troppo alto. All’origine dell’eccesso ponderale vi sono una dieta squilibrata e troppo ricca di grassi e una diffusa sedentarietà che interessa attualmente il 16% dei giovanissimi. Sei su dieci passano troppo tempo davanti a TV e videogiochi. Abbiamo perciò deciso di scendere in campo e sostenere questo innovativo progetto di prevenzione”. Permangono forti differenze regionali: in Campania sovrappeso e obesità interessano 1 bambino su 2, in Lombardia “solo” il 23%”.

Un altro dato che emerge a seguito delle ultime statistiche è che spesso i genitori non riconoscono la gravità di questo problema sui loro figli. Ecco come ha commentato il presidente nazionale dell’ADI, Antonio Caretto:

Più del 50% delle madri di giovani obesi è convinta che la quantità di cibo consumata dal figlio sia corretta. Solo il 25% dei bambini consuma tutti i giorni 5 porzioni di frutta e verdura, così come raccomandato dalle autorità sanitarie mondiali. Quattro su dieci non fanno una colazione adeguata prima di andare a scuola. È quindi necessario aumentare il livello di informazione e consapevolezza sulla corretta alimentazione, sia tra la popolazione infantile che tra quella adulta”.

Quali sono i rischi dell’obesità infantile?

Non si tratta di fare sport a livello agonistico, basta andare in bicicletta o dare due calci al pallone con gli amici dopo la scuola. Sono solo tre su dieci i bambini sotto i nove anni che vanno a scuola a piedi o in bicicletta, mentre 35 su 100 trascorrono più di due ore al giorno davanti alla TV o ai videogiochi. Il 16% dei bambini italiani sono da considerare non attivi, la maggior parte fa attività fisica due giorni alla settimana e solo il 15% vi si dedica 5-7 giorni a settimana.

Ecco le parole del presidente nazionale FIMP, Giampitero Chiamenti: “Non è mai troppo presto per insegnare le regole della salute e del benessere. Un obeso ha infatti un’aspettativa di vita inferiore di dieci anni rispetto ad un normo-peso. I chili di troppo in età pediatrica favoriscono la probabilità di sviluppare una serie di malattie croniche non trasmissibili come disturbi cardiovascolari, tumori, insufficienza respiratoria, ipercolesterolemia, ipertensione e diabete“.