Adozione internazionale: i passi da seguire per diventare genitori

Madonna, Angelina Jolie,Meg Ryan, Mary Louise Parker: sono solo alcune delle mamme vip che negli ultimi anni hanno adottato bambini provenienti dai Paesi più poveri del mondo, scatenando in alcuni casi delle polemiche sulla sorprendente velocità con cui sono riuscite a “portare a casa” il proprio bambino, mentre la gente comune impiega anni per portare a termine una pratica adottiva.

A quanti sostengono che per i vip l’adozione sia una sorta di moda e di esibizionismo, bisogna anche rispondere che molti di loro sono impegnati, nei Paesi da cui hanno adottato i loro figli, in opere d’aiuto più vaste che comprendono la loro personale presenza sul posto, l’utilizzo della loro immagine a scopo benefico, e spesso la donazione di milioni di dollari ad enti o associazioni che si occupano di migliorare le condizioni di vita dei tanti bimbi che vivono in quella nazione.

Eccessi a parte, la complessità del procedimento in Italia risponde all’esigenza di tutelare al meglio i diritti di quei bambini che sono stati sfortunati con la loro famiglia e Paese d’origine e che hanno l’occasione di accedere ad affetto e benessere che fino a quel momento non hanno mai conosciuto.

Infatti, l’obbligatorietà di rivolgersi agli Enti Autorizzati dalla CAI (ndr Commissione per le Adozioni Internazionali, l’Organo della Presidenza del Consiglio che regola le adozioni internazionali) garantisce che nessun italiano che non abbia preventivamente ottenuto da un Tribunale il decreto di idoneità all’adozione internazionale possa recarsi in un Paese povero per “un’adozione fai da te”, che non sia sottoposta al rispetto dei principi di salvaguardia validi per tutti i minori del mondo.

Ma come si ottiene il decreto di idoneità all’adozione?

Si propone la propria domanda presso il Tribunale per i Minorenni, il quale incarica i servizi sociali di svolgere indagini sia presso l’abitazione, sia sui coniugi aspiranti genitori adottivi, sul loro equilibrio e le loro probabili capacità genitoriali.

A volte i tempi si allungano ben più dei circa sei mesi previsti dalla legge, per ragioni legate alla mancanza di personale e di organizzazione dei servizi sociali e dei Tribunali stessi.

La coppia in possesso del decreto di idoneità all’adozione deve poi conferire il mandato ad un Ente Autorizzato dalla Commissione, il quale si occuperà di tutto l’iter, a cominciare dai contatti con le Autorità del Paese in cui si intende adottare.

Per accorciare un po’ i tempi, le coppie in attesa del decreto di idoneità del Tribunale possono intanto cominciare a valutare l’Ente a cui affidarsi, scegliendo dalla lista presente sul sito della Commissione (http://www.commissioneadozioni.it/it/gli-attori-istituzionali/gli-enti-autorizzati/albo-degli-enti-autorizzati.aspx) e partecipando ad uno o più incontri informativi (gratuiti) che di norma gli Enti tengono almeno ogni due settimane.

In questo modo, quando si otterrà il decreto di idoneità, si potrà immediatamente conferire il mandato ad un Ente che sarà stato preventivamente scelto con cura, senza fretta, di cui si conoscono già il metodo operativo, i Paesi con i quali è autorizzato a lavorare ed i costi che richiede.

 

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