Adolescenti violenti verso se stessi e gli altri: cosa fare?

di Dalia Smaranda


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Per i genitori ci sono molte situazioni difficili da gestire; tra queste ci sono quelle legate ad adolescenti violenti verso se stessi. Ormai siamo abituati a storie di ordinaria violenza da parte di ragazzi adolescenti, in particolare quando sono in gruppo o fanno addirittura parte di baby gang. Spesso definiti “ragazzate”, alcuni comportamenti violenti vengono sottovalutati, soprattutto da parte degli stessi genitori.

Adolescenti e violenza nelle scuole

Si parla sempre di bullismo nelle scuole, ma pochi sanno cosa comporta a livello psicologico per un ragazzo che si trova in un’età difficile e delicata. Questi comportamenti violenti verso i propri compagni nascono prima senza avere la piena consapevolezza della gravità dell’azione e diventano poi un vero e proprio sfogo da parte del ragazzo. Questo, che in un contesto di gruppo si sente accettato e acclamato per le sue azioni, pensa di aver trovato il ruolo e il contesto adeguato a sè.

I ragazzi che sono inclini a questo tipo di violenza hanno sicuramente dei problemi traumatici che dipendono dal non essere accettati o compresi nel proprio nucleo famigliare o che possono riguardare proprio quello che vedono quotidianamente o che hanno visto nella loro infanzia. La guerra del più forte in una scuola può sembrare una “ragazzata” che esiste da sempre; è invece un fenomeno molto diffuso e pericoloso, che con il tempo ha portato -oltre che alla morte di molti adolescenti- alla formazione di uomini violenti perfino con la propria moglie ed i propri figli.

Gli atti di bullismo nelle scuole possono inoltre essere uno dei fattori che influenzano gli adolescenti violenti verso se stessi. Questi non sentendosi accettati o difesi dai propri compagni si sentono in difetto e continuano da soli la propria sofferenza.

Violenza nelle baby gang

Esistono tante altre tipologie di violenze adolescenziali, soprattutto fuori dalle scuole. Queste avvengono in particolare quando un adolescente inizia a far parte di una baby gang. La parola stessa suggerisce quindi che un gruppo di ragazzi si ritrova, per noia o per volontà di essere considerati potenti, a compiere azioni illegali che spesso sfociano in violenza proprio come i “gangster” dei film.

Da dove deriva tutta questa violenza? Spesso nasce da una mancata presenza di attività del quartiere o dei gruppi dopo scuola che possano coinvolgere i ragazzi in maniera educativa e positiva, ma questo non può e non deve essere una giustificazione. Grazie alla diffusione mondiale di film e giochi per consolle e online, spesso i giovani cercano di emulare quello che in realtà è recitato oppure proiettato per sentire delle emozioni forti. La complicità dei social e della fama che un video virale può dare loro sono sicuramente fattori che alimentano questo tipo di aggregazioni giovanili.

Le baby gang possono essere uno dei fattori che influenzano gli adolescenti violenti verso se stessi. Far parte di una banda non vuol dire per forza essere accettati e compresi ma, anzi, può spesso portare ad atti di bullismo psicologico anche verso gli stessi membri.

Autolesionismo negli adolescenti

Gli adolescenti hanno un rapporto molto forte e complicato con la violenza, anche se non hanno mai avuto modo di essere bullizzati o di bullizzare e non fanno parte di baby gang. Questa necessità di provare emozioni forti oppure di anestetizzare il dolore, che sia per una fidanzata con cui si è lasciato, per un genitore assente o per un fallimento scolastico, porta i giovani a cercare di compiere atti di autolesionismo.

I video e le challenge che si trovano online (ad esempio la Blue Whale) avvicinano i ragazzi di oggi, molto più di prima, ad un mondo oscuro che trovano interessante perché non ordinario. Che sia per un periodo di stress o per partecipare ad una moda, comunque un ragazzo che arriva a compiere atti di autolesionismo non deve essere sottovalutato, perché questo è un campanello di allarme di qualcosa di più profondo e importante.

Come e quando intervenire

Non è facile avere un rapporto diretto e amichevole con i propri figli, soprattutto nel periodo dell’adolescenza. Può essere quindi molto difficile capire cosa stiano pensando e provando. Nonostante ci siano segnali più o meno allarmanti, come ad esempio uno o due tagli sul corpo, non bisogna correre a ragionamenti affrettati. Un genitore non deve infatti porsi come persona onnisciente nei confronti dei proprio figli ma cercare di parlare con loro e capire cosa sta succedendo e quale sia il motivo scatenante.

Giudicarli o sottovalutare la situazione, con la speranza che questa cambi da sola, non è la giusta strada da percorrere. Un primo step può quindi essere quello del dialogo, che deve essere aperto e libero da pregiudizi. Quando dal colloquio con vostro figlio capite che c’è qualcosa da dover approfondire, potete optare per un incontro con uno psicologo. Questo può avvenire sia con tutta la famiglia che con solo il ragazzo, in base alla situazione più favorevole secondo lui. Se il processo di autolesionismo continua e anzi si intensifica è importante seguire dei test clinici per capire se ci siano dei disturbi psichiatrici o della personalità. Solo successivamente si può supporre che l’autolesionismo sia dovuto a depressione e/o altri problemi. Gli adolescenti violenti verso se stessi sono molti, quindi non è necessario correre a conclusioni che il medico non ha pronunciato.

 

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