Gustosa intervista ad Erica Arosio, che ci racconta il libro “Amour Gourmet”
Stampa articoloRaccontaci la storia del libro e l’intreccio sentimentale tra cucina, amore e musica, tratti fondamentali del romanzo.
Io e Giorgio Maimone, dopo Vertigine, in cui rivisitavamo gli Anni Cinquanta, abbiamo avuto voglia di confrontarci con una memoria più vicina a noi, con eventi che avevamo vissuto in prima persona: abbiamo scelto l’autunno del 1983 che ha segnato una svolta, perché in pochi mesi si sono concentrati tanti momenti clou: la prima grande settimana della Moda milanese, con sfilate sontuose e feste ogni sera, gli stilisti divennero star. Accanto a loro, ecco il giornalismo più glamour e i pubblicitari. Tutti i protagonisti di questo che possiamo definire un nuovo Rinascimento si ritrovavano poi alle tavole di ristoranti che avevano completamente cambiato volto. Mangiare era diventata una questione anche di cultura e di estetica e solo in una città internazionale come Milano poteva nascere quella che poi fu una vera rivoluzione che cambiò la percezione del cibo. Non dimentichiamo che proprio in quegli anni, nel 1982, nacque una rivista sofisticata come “La Gola”, che aveva fra i suoi collaboratori persino Umberto Eco. Slow Food e Eataly non sarebbero mai nati senza quei precursori. Quanto ai sentimenti… be’, quelli sono eterni. In particolare, nei primi anni Ottanta si viveva di rendita sulla liberazione sessuale degli anni Settanta e ancora nessuno era terrorizzato dall’avvento dell’Aids, come sarebbe avvenuto di lì a pochissimo, diciamo intorno al 1985. In conclusione: non si sono mai viste tante coppie farsi, lasciarsi e tradirsi come in quel periodo. Inevitabile contorno, la musica che segna ogni stagione, qualche film e qualche romanzo. E un libro cult, “Frammenti di un discorso amoroso”, di Roland Barthes che sdoganò il romanticismo, messo un po’ all’angolo da una certa aggressività degli anni Settanta, quella che in modalità diverse esprimevano il femminismo e la nuova libertà sessuale.
Amour Gourmet è un dettagliato tour tra le cucine lombarde-piemontesi, dalle trattorie ai ristoranti stellati. Lo avete realizzato realmente per studiare le meraviglie della cucina?
Abbiamo visitato tutti i locali citati, allora da clienti e oggi con un occhio più professionale, ma con identico piacere. Abbiamo anche intervistato alcuni chef: Gualtiero Marchesi, Pino Masuelli, Aimo Moroni, Claudio Sadler e Ezio Santin. I due che mancano, Pina Bellini della Scaletta e Maurizio Ferrari del Bersagliere di Goito, purtroppo non sono più fra noi. Grazie a queste chiacchierate abbiamo potuto poi aggiungere sapore e dettagli più precisi al romanzo. E qualcosa abbiamo anche mangiato…
La Milano descritta è quella degli Anni 80, dei Drive In e della Lira, dove si celebra la cucina d’autore come quella filosofica governata da Gualtiero Marchesi. La nostra è ancora un’epoca in cui si va al ristorante per parlare mangiando?
Cibo e eros sono indissolubilmente connotati dal piacere che ambedue sanno regalare. Cenare al tavolo di un ristorante, gustando prelibatezze senza la preoccupazione di alzarsi a spegnere i fornelli e portare il piatto in tavola, ti permette di concentrarti sulla persona che hai davanti. L’invito a cena, che segue il classico invito per un caffè e magari poi per un cinema, è la cartina tornasole del corteggiamento e passare dalla tavola alle lenzuola… be’, a chi non è capitato? Credo che tutti abbiamo iniziato una storia d’amore proprio fra le tovaglie di fiandra e i calici di cristallo.
L’amore ai tempi di internet, di instagram e dei social, dove tutto è istantaneo e immediato, è come un fast food o c’è tanta nostalgia dei piatti della tradizione?
Il fast food non è certo un luogo da corteggiamento e credo che mai come in questo periodo sia di moda la cucina. L’attenzione per il cibo è altissima, l’Expo a Milano sarà dedicato proprio a quello e i ristoranti, nonostante i tempi di crisi, sono ancora molto frequentati. Forse c’è la moda dell’happy hour che “ruba” un po’ di spazio al corteggiamento durante una cena. Ma non così tanto!
Ci sono suggerimenti culinari importanti, a chi vi siete ispirati? Avete avuto “una mano” da Chef esperti?
Per le ricette e i piatti citati abbiamo fatto riferimento alla nostra memoria. E alle interviste che generosamente gli chef ci hanno concesso!
Milano, la città del prossimo Expo con il suo sguardo attento all’alimentazione. Secondo te come si sta preparando?
Mi sembra che per la prima volta da decenni la città stia davvero cambiando pelle. In meglio. Mi piace la nuova zona di Porta Nuova con la piazza Gae Aulenti e i grattacieli, mi piace il Bosco Verticale di Stefano Boeri e mi sembra che ci sia anche una nuova attenzione al verde. Spero di non peccare di ottimismo..
Alla fine del romanzo ci sono anche delle gustose ricette. Ti chiediamo la ricetta di un tuo piatto esclusivo con un ingrediente segreto per una seducente cena da gourmet.
Se un uomo ti ama davvero, si accontenta anche di un’insalata di pomodori, purché affettati con affetto… Scherzi a parte, vi regalo una ricetta semplice semplice e molto milanese.
Una versione light del risotto giallo.
Preparare un brodo semplicemente mettendo a bollire nell’acqua una cipolla, un pezzetto di sedano e un pezzettino di carota (poca poca perché è dolce). Far soffriggere in poco olio (rigorosamente extravergine d’oliva) un po’ di cipolla e un rametto di rosmarino. Versare poi il riso, far dorare e aggiungere (MOLTO lentamente!) il brodo. Cinque minuti prima della fine cottura aggiungere lo zafferano, non in polvere ma in pistilli, avendo avuto la precauzione di scioglierlo in poco brodo caldo. Un minuto prima di spegnere, aggiungere due dita di latte, mescolando (incredibile, ma si ottiene un effetto molto simile a quello del burro). Spegnere e lasciare riposare coperto per due minuti. Servire con parmigiano e accompagnatelo a un’ottima e semplice insalata: finocchi, olive nere grosse e saporite, arancia a fette, semi di melograno e semi di zucca.
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