“Ero incinta, un calcio del mio fidanzato violento mi ha fatto abortire”

di Redazione


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Un racconto straziante emerge dalle ombre di una relazione violenta, dipanando il filo di una tragedia personale che ha visto Annette, nome di fantasia di una ragazza di soli 22 anni, sopravvivere a un incubo domestico. A Fanpage.it, con voce ancora tremante ma ferma, Annette ha scelto di condividere il dolore e la forza di una storia che, purtroppo, trova echi in troppi silenzi non ancora interrotti.

Una relazione che si trasforma in un incubo

A 17 anni, un incontro su Facebook con un uomo di 26 anni sembrava aprire le porte di un amore giovanile. Eppure, i primi campanelli d’allarme non tardarono a suonare, con il suo ex che si vantava di risse e vizi, ma Annette, già segnata da bullismo e solitudine, scelse di adattarsi in cambio di un affetto tanto desiderato quanto illusorio. La relazione, durata tre anni, si trasformò ben presto in un vortice di aggressioni verbali, minacce e violenze fisiche. Annette, sottoposta a un controllo oppressivo, fu costretta a mutare il proprio aspetto e i propri ritmi di vita per assecondare i capricci di un uomo che non aveva un lavoro regolare e imponeva il proprio volere fino a tarda notte.

Convivenza e violenze durante la pandemia

Con l’avvento della pandemia, la situazione degenerò ulteriormente. Il lockdown, anziché un rifugio, divenne la scena di un incubo senza tregua, con Annette costretta a una precisione quasi maniacale nelle faccende domestiche, pena l’esplosione di violente rappresaglie. Fu grazie a un corso di autodifesa che Annette trovò il coraggio di reagire. Il suo insegnante fu il faro che la condusse verso la via di fuga, ma il ritorno alla ‘normalità’ fu solo un’illusione temporanea. Il controllo ossessivo del suo ex si intensificò fino a trasformarsi in una vera e propria persecuzione.

La gravidanza interrotta con un calcio e l’impunità

Quando Annette scoprì di essere incinta a febbraio, un barlume di speranza si accese nel suo cuore. Tuttavia, la felicità fu breve: una lite violenta pose fine alla vita del bambino che portava in grembo. Un calcio, un gesto di inaudita crudeltà, e il sogno di maternità svanì in una notte di dolore e sangue. Nonostante la denuncia, la giustizia sembrava non trovare la strada per far luce sulla violenza subita. Tre anni sono passati e l’ex di Annette ha potuto rifarsi una vita, mentre lei deve portare il peso di una tragedia che l’ha privata di un figlio.

Il coraggio di denunciare per evitare altre sofferenze

Oggi Annette guarda al futuro con rinnovata determinazione. Studia, ha un nuovo compagno e si sta ricostruendo una vita, ma il passato lascia cicatrici profonde. La ragazza è ancora in terapia per affrontare le conseguenze psicologiche di quanto vissuto. Il suo messaggio a tutte le donne che potrebbero trovarsi in una situazione simile è chiaro: non fidatevi delle scuse, al primo segno di violenza, trovate la forza di allontanarvi. Invita a chiamare il 1522, il numero nazionale contro la violenza sulle donne, e a non sottovalutare l’importanza di agire prima che sia troppo tardi. Annette ha parlato perché il suo silenzio non diventasse complice di altre violenze. La sua testimonianza è un grido di dolore ma anche di speranza, affinché nessuna altra donna debba soffrire ciò che lei ha sofferto. “Meglio un figlio in più e un marito di meno,” come saggiamente diceva sua nonna, perché la vita di una donna e di un futuro bambino non può e non deve essere oscurata dalla violenza di un uomo.

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