“Vuoi adottare un TESCHIO?”: in questo paese italiano il culto religioso è andato troppo oltre | Altro che cani e gatti: qui si prega duro
Teschi_(Freepik)_Donnaclick
In questa città italiana, il confine tra fede e mistero è così sottile da diventare inquietante.
In Italia ci sono luoghi in cui la religione non è solo tradizione, ma diventa esperienza concreta, fisica, quasi carnale. Non parliamo di santuari o miracoli eclatanti, ma di rituali silenziosi, portati avanti nei vicoli e negli ipogei nascosti.
C’è una città dove la relazione con l’Aldilà non passa solo per le messe domenicali, ma si consuma nel buio di cripte sotterranee, tra teschi lucidati a mano e biglietti lasciati accanto a ossa anonime. Un luogo dove la fede si esprime nella cura quotidiana per i defunti dimenticati.
All’apparenza, può sembrare una pratica estrema, una liturgia fuori tempo. Eppure, in questo angolo d’Italia, ciò che altrove sarebbe inquietante qui è diventato pietà popolare. Un modo per ridare dignità a chi, in vita, non ne ha mai avuta. Una preghiera silenziosa che sfida l’oblio.
Non siamo in un film dell’orrore, né in un museo macabro, ma in una chiesa ancora attiva, frequentata ogni giorno da chi sceglie di affidarsi non ai santi ufficiali, ma alle “anime dimenticate” del purgatorio. Quelle che chiedono solo un po’ di attenzione, un pensiero, una speranza.
Oltre la fede: una liturgia personale
Scendendo pochi scalini, sotto l’altare maggiore, si entra in un altro mondo. La fastosità del barocco lascia spazio alla nuda pietra, ai silenzi pesanti, ai resti di centinaia di persone senza nome. È qui che si sviluppa un culto unico al mondo: quello delle anime pezzentelle.
I fedeli scelgono un teschio, lo puliscono, lo curano, pregano per lui. Lo “adottano”. Lo fanno affinché quella vita senza identità possa trovare finalmente pace. In cambio, si spera in un aiuto ultraterreno, una grazia, una protezione. Un patto tra vivi e morti. C’è chi lascia rosari, chi biglietti della metropolitana con la data del passaggio. Tutto serve a dire: “sono stato qui, ho pregato per te“. È una forma di devozione che unisce cristianesimo e tradizione popolare, fede e superstizione. E che sopravvive da secoli, ancora oggi.

Il culto nascosto nel cuore di Napoli
Siamo a Napoli, precisamente nella chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, in via Tribunali. Qui, dal Seicento, si pratica il culto delle anime pezzentelle: teschi senza nome adottati dai fedeli per accompagnarli verso la pace eterna. Il più celebre è quello chiamato “Lucia”, incoronato e velato come una sposa. Si dice appartenesse a una giovane principessa, morta prima delle nozze, ma ogni teschio qui ha la stessa storia: nessuno sa chi fossero. Eppure, c’è chi ancora oggi si prende cura di loro come fossero parenti stretti.
Molti potrebbero storcere il naso davanti a un culto simile. Eppure, ciò che a prima vista appare inquietante è, per il popolo napoletano, un atto d’amore. Un modo per non dimenticare nessuno, nemmeno i più sfortunati, nemmeno i senza nome. In un tempo in cui tutto passa, dove anche la morte è diventata fredda e impersonale, qui si continua a pregare con mani sporche di polvere e cuore pieno di fede. Perché, a Napoli, anche un teschio può diventare famiglia.
