Il governo Meloni introduce contributi, bonus e misure di conciliazione lavoro-famiglia per il 2024, a supporto delle famiglie italiane.
Stupro a Palermo, la vittima: “Mi state portando alla morte”
Il nome della città di Palermo continua a riecheggiare per i caso gravissimo di stupro di gruppo ai danni di una ragazza, anzi no, meglio chiamarla vittima. Bisogna, infatti, avere il coraggio di chiamarla vittima e in nessun altro modo. Adesso, la vittima, è stanca e non ha più voglia di combattere. Ecco cosa ha detto di recente in un post sul suo profilo social.
Il trasferimento fuori da Palermo
La 19enne è stata trasferita fuori Palermo in una comunità protetta in cui le verrà anche offerta la possibilità di lavorare. La decisione è avvenuta dopo che la 19enne si era sfogata sui social dicendo di non aver più “voglia di lottare. Se riesco a farla finita porterò nel mio cuore chi mi voleva aiutare”.
Lo sfogo della vittima: “Non ho più voglia di combattere”
La giovane aveva affidato ai social un nuovo sfogo: “Sono stanca, non ce la faccio più, mi state portando alla morte”, ha infatti scritto rispondendo a un commento in cui la si accusava di essere stata consenziente: “Non ho più voglia di combattere”.
L’attenzione morbosa sui dettagli della vicenda
Qualche giorno fa la 19enne aveva parlato per la prima volta, replicando a chi la giudicava. Intanto il Garante della Privacy ha avviato un’istruttoria nei confronti dei siti che hanno diffuso le generalità della vittima. Nonostante le regole deontologiche infatti, si sono registrati diversi casi in cui l’informazione è stata da subito caratterizzata da un eccesso di particolari e da una morbosa attenzione sulla vicenda.
La vittima “Se riesco a farla finita…”
“Io stessa – scrive – anche senza questi commenti non ce la faccio più, non ho più voglia di lottare né per me né per gli altri. Non posso aiutare nessuno se sto così. Non serve a nulla continuare, pensavo di farcela ma non è così. Se riesco a farla finita, porterò tutti quelli che volevano aiutarmi sempre nel mio cuore”.
I toni scoraggiati della vittima
La giovane in precedenza aveva reagito alle accuse che le erano state rivolte dopo lo stupro di gruppo con molta più decisione, dicendo: “Come vi permettete di giudicare una ragazza che è stata violentata? Io non cambio, chiudete la bocca”. Ora invece il tono appare decisamente più dimesso e scoraggiato.
La nostra riflessione
Chiunque osi trovare delle attenuanti all’orrore commesso dagli stupratori, in ogni luogo e su qualsiasi vittima si macchia di un reato grave (quasi) come quello commesso dai veri responsabili. Niente può giustificare la scelleratezza degli atti di violenza commessi ai danni di esseri viventi e nessuno può e deve provare a sminuirne la responsabilità.