Il Rapporto Plus 2023 dell’Inapp rivela un dato allarmante: per molte donne italiane la maternità rappresenta un ostacolo significativo alla carriera professionale.
STEM, ancora poche donne laureate al Sud: l’analisi Invalsi
Il divario di genere nelle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) è una questione rilevante in Italia, così come in molte altre nazioni.
I dati statistici evidenziano una notevole differenza nella scelta di percorsi di studio STEM tra uomini e donne, tema su cui Invalsi ha recentemente concentrato la sua attenzione.
I dati mostrano che, tra le giovani donne di età compresa tra 20 e 29 anni, solo 14,3 su 1.000 conseguono una laurea in discipline STEM, a fronte dei 21 uomini su 1.000. La situazione si capovolge nelle lauree non STEM, dove si registra una maggiore presenza femminile: 76,8 donne ogni 1.000 rispetto a 40,9 uomini.
Invalsi attribuisce questa disparità a tre principali gruppi di fattori: socioeconomici, culturali e legati all’offerta formativa. L’influenza di questi elementi varia territorialmente, con una maggiore adesione femminile ai percorsi STEM nel Nord rispetto al Sud del Paese.
Gli stereotipi di genere rivestono un ruolo cruciale nel mantenere viva questa disparità. Queste convinzioni, spesso inconsce e radicate nella vita quotidiana, condizionano le scelte educative e lavorative fin dalla giovane età.
Il PNRR sottolinea come le disuguaglianze di genere abbiano origini nel contesto familiare e scolastico, prima ancora di tradursi in problematiche nel mercato del lavoro. Sebbene il numero complessivo di laureate superi quello dei laureati, la percentuale di donne che scelgono facoltà STEM è ancora limitata.
L’ambiente scolastico è un altro fattore che incide sulle differenze di genere nelle STEM. L’efficacia di una scuola capace di includere e motivare dipende dall’adozione di metodi didattici innovativi, che promuovano competenze chiave per il futuro, come il pensiero logico e computazionale.
Tecniche di apprendimento laboratoriale e cooperativo possono favorire l’interazione tra le materie e stimolare un apprendimento attivo e multidisciplinare, supportando così una maggiore partecipazione femminile alle discipline scientifiche.
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