Melania Rea, revocati tutti i permessi a Salvatore Parolisi dopo l’intervista a “Chi l’ha Visto”

di Redazione


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Tutti i permessi premio a Salvatore Parolisi sono stati revocati dopo le dichiarazioni rilasciate ai microfoni della trasmissione “Chi l’ha visto?“. L’uomo aveva detto, tra le altre cose, di essere stato condannato ingiustamente a 20 anni per l’omicidio della moglie Melania Rea.

Cos’ha detto Salvatore Parolisi

Alla prima uscita dal carcere, l’ex caporal maggiore dell’Esercito aveva detto alcune parole che avevano suscitato un forte clamore mediatico. “Da uomo, da militare, da padre soprattutto, tu (giudice, ndr) mi devi dare l’ergastolo, mi butti la chiave e non mi fai uscire più, se dici che io ho fatto una cosa del genere, e me lo provi, però. Perché a me non me lo hanno mai provato”, ha spiegato, tra le altre cose.

Nel 2011 Salvatore Parolisi ha ricevuto una condanna a 20 anni per l’omicidio della moglie Melania Rea. In seguito alla prima uscita e alle dichiarazioni, si legge sul Corriere della Sera, il Tribunale di sorveglianza di Milano gli ha revocato tutti gli altri 15 permessi che gli erano stati già concessi fino ad ottobre, perché ha dimostrato di non aver “compreso il significato” della condanna svalutando il processo, il percorso di reinserimento e la “figura della donna”.

Il caso Melania Rea a Chi l'ha Visto
Il caso Melania Rea a Chi l’ha Visto

In onda su “Chi l’ha visto?” è andato un colloquio registrato il 2 luglio. Parolisi esprime, tra le altre cose, anche apprezzamenti e considerazioni sui rapporti con la moglie e altre donne. Parole che avevano indignato i familiari di Melania Rea, con una telefonata in trasmissione da parte del fratello della donna, Michele Rea.

La decisione del Tribunale di sorveglianza

Per il giudice del Tribunale di sorveglianza, contenuto e tono dell’intervista dimostrano che non ha ancora fatto quel “lavoro introspettivo” che dovrebbe portarlo a comprendere ed accettare la pena per arrivare al reinserimento nella società. Al contrario, con quelle parole in “linea con il vissuto di chi ritiene di essere stato ingiustamente condannato“, dimostra che non ha “compreso il significato e la valenza” dei permessi premio.

I permessi, con la “loro funzione pedagogico-propulsiva”, hanno l’obiettivo di accompagnare il condannato “in un percorso di reinserimento e riabilitazione sociale graduale e concreto”.

Viste “la gravità delle esternazioni e l’assenza di consapevolezza“, il giudice, dunque, non ha potuto fare altro che revocare i permessi che erano stati concessi a Salvatore Parolisi il 12 aprile, per “stimolare una approfondita riflessione” e consentire “una sua ulteriore osservazione“.

Dopo aver scontato 12 anni di reclusione, Salvatore Parolisi sarebbe dovuto uscire una volta a settimana nei prossimi quattro mesi, per fare volontariato in una parrocchia di Milano, dalle 10 alle 22. Con la nuova decisione, deve adesso proseguire in carcere quel percorso introspettivo citato dal giudice, muovendosi in una “ottica riparativa” e confrontandosi “con i temi dolorosi che hanno accompagnato la vicenda e la condanna, anche per ridare “piena dignità alle vittime e alla loro storia”.

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