#mascaratrend, qual è il vero significato dell’hashtag che spopola su TikTok

Cosa significa #mascaratrend

Né beauty né makeup: dietro l’hashtag #mascaratrend che spopola su TikTok si nasconde un modo per raccontarsi in libertà: parlare liberamente di sessualità senza essere bannati dalla piattaforma, ma anche per affrontare i temi delle relazioni, fino a toccare le delicate tematiche della violenza e dei legami tossici.

Si tratta dell’ultimo trend del social, che è frequentato soprattutto dai giovanissimi. Così la Generazione Z può parlare liberamente di tutto, senza essere bannata dalla piattaforma (che vieta la pubblicazione di determinati contenuti per rimanere un posto “accogliente e sicuro”).

Alcuni utenti, dunque, hanno creato questa sorta di linguaggio in codice: Mascara Trend. Una parola d’ordine che, su TikTok, serve a parlare di sessualità. Ma perché proprio “mascara“? Sempre facendo ricorso a un codice, si usa il termine “mascara wand”, cioè “scovolino del mascara” in riferimento al pene. Mentre “lip gloss” è utilizzato per la vagina.

La Gen Z è spesso protagonista di piccole rivoluzioni che portano alla luce tematiche difficili da raccontare, al fine di sensibilizzare all’ascolto e alla condivisione. Grazie all’esperiente del #mascaratrend, si sentono più liberi di parlare.

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Sebbene possa sembrare qualcosa legato al makeup, o alle tendenze beauty, basta aprire un video per avere tutto più chiaro, o quasi, perché le frasi vanno sempre interpretate: “Il mio mascara è molto bello, solo che a volte sparisce e non capisco se l’ho perso. Mi fa comunque sentire bella.

In questo modo, diversi utenti si sentono più a proprio agio a parlare delle esperienze dell’adolescenza, incluse quelle peggiori o dolorose. Si apre così uno spazio in cui raccontare abusi o relazioni tossiche. Il linguaggio segreto è molto diffuso tra la GenZ: sebbene possa sembrare qualcosa di banale, in realtà non lo è, perché può avere anche significati importanti.

Un fenomeno che ha raggiunto anche le pagine del Washington Post. La testata statunitense, ad esempio, parla di “algospeak”, cioè una lingua usata proprio per eludere alcuni algoritmi molto rigidi.

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