Maria Chindamo uccisa dalla ‘ndrangheta, “non poteva rifarsi una vita”

di Redazione


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Un’operazione di vasta portata contro la ‘ndrangheta, denominata Maestrale-Carthago, ha portato all’arresto di 81 persone. L’operazione, condotta dai carabinieri nel Vibonese, ha colpito duramente il cuore dell’organizzazione criminale. Le accuse vanno dall’associazione mafiosa al traffico di droga, dal traffico di armi alle estorsioni e agli omicidi.

L’orrore del caso di Maria Chindamo

L’inchiesta ha gettato luce sull’atrocità dell’omicidio di Maria Chindamo, un’imprenditrice calabrese uccisa brutalmente a Limbadi il 6 maggio 2016. Maria aveva osato rifarsi una vita dopo la morte del marito e gestire i terreni che interessavano ai mafiosi. Il suo destino fu crudele: prima uccisa e poi i suoi resti dati in pasto ai maiali.

Una donna coraggiosa

Maria Chindamo è stata uccisa esattamente un anno dopo il suicidio del marito, a causa del suo desiderio di essere una donna e un’imprenditrice libera. La sua gestione dei terreni e il suo nuovo amore sono diventati il bersaglio di una famiglia di ‘ndrangheta.

La forza delle prove

L’inchiesta si è basata su intercettazioni e testimonianze di 18 collaboratori di giustizia. Queste prove hanno portato all’arresto di Salvatore Ascone, accusato dell’omicidio di Maria Chindamo. Ascone avrebbe manomesso il sistema di videosorveglianza e distrutto i resti del cadavere, dandoli in pasto ai maiali. L’obiettivo della ‘ndrangheta era appropriarsi dei terreni di Chindamo.

“Vicenda che ci ha impressionato”

Nicola Gratteri, procuratore capo della DDA di Catanzaro, ha commentato che “è una vicenda che ci ha impressionato, perché questa donna dopo il suicidio di suo marito, avvenuto un anno prima rispetto alla sua scomparsa, ha pensato di diventare imprenditrice, di curare gli interessi della terra, di curare i figli e affrancarsi da quel modus operandi e quella mentalità mafiosa. Si era anche iscritta all’università ma non le è stata perdonata questa sua libertà, questa sua voglia di essere indipendente, di essere donna”.

Gratteri ha aggiunto che “due-tre giorni dopo che aveva postato sui social il nuovo compagno, questo nuovo amore, Maria Chindamo è scomparsa. Ci sono due aspetti su questa morte: non le è stata perdonata questa libertà, la gestione di questi terreni che ha avuto in eredità, questo nuovo amore, e gli interessi, gli appetiti di una famiglia di ‘ndrangheta su quel territorio, su quei terreni”.

E ancora: “Tutto questo messo insieme ha portato a essere uccisa in modo straziante: è stata data in pasto ai maiali, e i resti dei maiali sono stati poi macinati con un trattore cingolato. Questo vi dà il senso, la misura della rabbia che chi ha ordinato l’omicidio aveva nei confronti di questa donna, il risentimento nei confronti di questa donna che non si poteva permettere il lusso di fare quello che ha fatto, cioé di rifarsi una vita, gestire in modo imprenditoriale quel terreno, poter curare e far crescere i figli in modo libero uscendo dalla mentalità mafiosa”.

“Oggi l’aria profuma di giustizia”

“Oggi l’aria ha il profumo della giustizia”. Così Vincenzo Chindamo, fratello di Maria. “Aspettiamo di leggere attentamente gli atti di questo segmento di indagine – ha aggiunto il familiare della vittima – ma un dato mi preme subito rilevare: avere perseguito per tutti questi anni la ricerca della verità sull’uccisione di mia sorella alla fine ha dato risultati. Non ho mai smesso di credere nell’operato della magistratura, anche quando ci poteva essere qualche momento di sconforto. E quanto è emerso oggi premia quella perseveranza. Attendiamo adesso che anche l’ultima responsabilità a carico delle persone coinvolte nell’omicidio venga cristallizzata. E sono certo che alla fine anche questo avverrà, anche se ci vorrà del tempo. La ‘ndrangheta e la subcultura di ‘ndrangheta, se ancora fosse necessario ribadirlo, sono retrograde e perdenti, mentre la bellezza e il sorriso di Maria, pur tra le nuvole, splendono ancora”.

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