Annullato il licenziamento del pilota che si era addormentato in volo: “Non si è potuto difendere”

di Redazione


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Il giudice del Tribunale del lavoro di Roma ha annullato il licenziamento del pilota che si era addormentato durante un volo partito da New York e diretto a Roma Fiumicino. Secondo la sentenza l’uomo non si è potuto difendere, quindi il suo licenziamento è da considerarsi illegittimo. Il datore di lavoro, cioè la compagnia Ita Airways, dovrà anche risarcirlo.

La vicenda ha inizio il 30 aprile del 2022. Per una decina di minuti si sono perse le tracce del volo: il velivolo, un airbus A330-200, era partito da New York sette ore e mezza prima, ma non ha risposto ai controllori di terra in territorio francese, facendo temere il peggio. L’aereo è poi atterrato regolarmente a Roma ed era stata avviata un’indagine interna, volta a stabilire che cosa fosse accaduto.

Alcune settimane dopo la vicenda il comandante era stato licenziato. Nel mese di luglio il giudice del lavoro ha annullato il licenziamento e ha condannato il datore di lavoro a reintegrare il pilota. Il pilota, inoltre, avrà diritto a ricevere lo stipendio dal momento del licenziamento fino al giorno dell’effettivo reintegro tra i dipendenti della compagnia, oltre ai “contributi assistenziali e previdenziali“.

Aeroporto (foto di repertorio)
Aeroporto (foto di repertorio)

La decisione del giudice

Il giudice del lavoro ha riportato il testo della lettera di licenziamento: nella lettera, Ita sostiene che l’addormentamento, insieme ad altri comportamenti, avrebbe determinato “un gravissimo rischio per la sicurezza del volo e dei passeggeri”.

Secondo il giudice, Ita ha mosso queste contestazioni e formalizzato il licenziamento con modalità illegittime. La compagnia avrebbe infatti violato la procedura contenuta nello Statuto dei lavoratori, impedendo al dipendente di difendersi.

L’articolo 7 dello Statuto dei lavoratori obbliga l’azienda “alla preventiva contestazione dell’addebito“, con una lettera scritta al dipendente sotto accusa. La forma scritta è obbligatoria perché “rende certa e immutabile” la contestazione. Solo se ha inviato la contestazione scritta, e quando sono trascorsi 5 giorni, l’azienda può prendere decidere di licenziale. Questa procedura – ricorda il giudice del lavoro di Roma – è la sola a “consentire al lavoratore di difendersi adeguatamente”.

Foto in evidenza: Depositphotos.com.

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