La Festa della Donna è molto più che una semplice festa. È l’occasione per riscoprire la semplicità della normalità, per riflettere sulle conquiste sociali ottenute negli ultimi decenni e interrogarsi sui futuri passi da compiere.
Tra le iniziative degne di nota c’è sicuramente la manifestazione “Un Abito per Raccontare la Donna – dall’apparire all’essere”, che si è svolta oggi, venerdì 8 marzo alle 16.30, a Palermo, nei locali del Convitto nazionale ‘Giovanni Falcone’, nel centro storico della città.
L’evento ha visto così sfilare le donne comuni, ciascuna con le sue imperfezioni e la sua bellezza unica e inconfondibile. Nessuna modella dalle forme perfette e stereotipate, ma donne della porta accanto, che affrontano ogni giorno la vita a testa alta e che per l’occasione hanno indossato degli splendidi abiti realizzati con tovaglie di carta, emblema della loro stessa autenticità.
Ogni giorno queste donne normali e indaffaratissime trovano il tempo per inseguire i propri sogni, per coltivare relazioni di valore e per assolvere ai loro doveri e responsabilità, troppo spesso mettendo da parte se stesse.
Nonostante ciò, sono donne uniche, autentiche e dotate di una così grande forza interiore e una grazia che le rende veramente speciali. Indossare questi abiti di carta significa per loro celebrare la semplicità, senza dover per forza inseguire inarrivabili canoni estetici.
L’intento dell’iniziativa, organizzata grazie all’impegno del rettore Cettina Romano e la partecipazione speciale del Comune di Palermo, dell’Accademia delle Belle Arti, dell’IIS Orso Mario Corbino, dell’Associazione Quarto Savona 15 e dell’Associazione Genesis, è quello di onorare tutte queste donne, che spesso non hanno voce e che incarnano invece la vera essenza della femminilità, ricordandoci che la vera bellezza risiede nella diversità, nell’autenticità e nella forza interiore.
Gli abiti sono stati realizzati da Giunò, FF Fabiola Faraci, Francesca Di Cicca, Debora Ninfa Bonacotta e Tiziana Taormina, Bianca Deambrigio e il Settore Guardaroba del Convitto (Cettina Romano, Veronica La Rosa, Adriana La Barbera, Sabrina Giammona, Luigia Sorge) e sono un vero inno alla sostenibilità e al riuso creativo.
Le splendide creazioni presentate nel refettorio del convitto nazionale sono state realizzate, infatti, con delle semplici tovaglie antimacchia, destinate ad essere gettate via dopo l’utilizzo, e che grazie alle sapienti mani di queste sarte sono rinate a nuova vita, diventando delle vere e proprie opere d’arte indossabili.
L’arte del riuso non è casuale. Oltre a rispettare l’ambiente, serve a celebrare, infatti, anche la resilienza e la creatività della donna ed è una metafora del modo in cui le donne comuni affrontano la loro quotidianità.
“Come la terra che accoglie e protegge ogni seme, la donna non lascia che nulla cada invano. Ogni oggetto, ogni esperienza è una potenziale fonte di rinascita e trasformazione. Così, con orgoglio e gratitudine, presentiamo gli abiti riciclati delle tovaglie di carta. Che possano ispirarci a guardare al mondo intorno a noi con occhi nuovi e ad abbracciare il potenziale trasformativo che risiede in ogni cosa”.
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