Cosa devi sapere sul diabete, dalle cause alle cure, dai sintomi alla dieta da seguire per tenere sotto controllo la glicemia

di Dalia Smaranda


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Il diabete mellito (questo il suo nome completo) rappresenta una malattia cronica che riguarda il metabolismo umano. Questo consiste principalmente in un alto livello di zuccheri nel sangue dovuto ad una insufficiente produzione o ad una azione inadeguata dell’ormone dell’insulina. La condizione prima descritta viene chiama iperglicemia. In italia il Servizio Nazionale assiste circa 4 milioni di diabetici.

Quante tipologie di diabete esistono

Anche se il diabete è sempre legato all’ormone dell’insulina in base al suo mancato funzionamento o alla sua bassa presenza, esistono diverse tipologie di diabete.

Diabete di tipo 1: assenza totale di insulina

Chiamato anche diabete insulino-dipendentediabete giovanile, si sviluppa nel periodo infantile e adolescenziale e riguarda circa il 10% dei casi. In questo caso il sistema immunitario distrugge le cellule beta (atte a produrre insulina) perché non le riconosce appartenenti all’organismo ma nocive.

Questa malattia viene quindi chiamata autoimmune perché è il nostro sistema immunitario che lavora contro il nostro organismo. La mancanza di insulina è irreversibile, questo vuol dire che un paziente a cui viene diagnosticato il diabete di tipo 1 sarà costretto a vita a dover ricorrere a dosi di insulina.

Diabete di tipo 2: ridotta sensibilità all’insulina o insulinoresistenza

Il diabete di tipo 2 rappresenta invece il 90% dei casi. Questo, a differenza del primo, si manifesta in un’età più matura, verso i 40 anni e colpisce soggetti in sovrappeso oppure in condizioni di obesità. Il difetto, in questo caso, riguarda la scarsa produzione di insulina oppure l’insulina è presente ma la sua azione è inadeguata a soddisfare l’organismo.

Parliamo quindi di deficit di secrezione di insulina e insulino-resistenza. Da entrambe le cause scaturisce il medesimo risultato: un alto livello di glucosio nel sangue (iperglicemia).

Altri tipologie di diabete

Oltre alle due principali categorie di diabete ne esistono altri più particolari:

  • Diabete di tipo 3: questa tipologia è ancora in via di definizione ma sembrerebbe riguardare soprattutto le persone in un’età avanzata. Il diabete di tipo 3 si caratterizza oltre che da iperglicemia anche da demenza e deficit di insulina a livello cerebrale. Viene scambiato spesso per quello di tipo 2.
  • Diabete gestazionale: grazie alla variazione ormonale che avviene durante il periodo della gravidanza spesso può verificarsi un diabete gestazionale, quindi un’alterazione del metabolismo glucidico. Questa condizione tende a regredire dopo il parto ma ci sono stati casi in cui la condizione di persistenza di iperglicemia ha portato alla evoluzione di quello di tipo 2 ed è per questo che dopo il parto è importante tenere sotto controllo questo aspetto.

Cause del diabete

In generale le cause del diabete possono essere associate a fattori genetici ed ambientali ma variano in base alla tipologia da affrontare. Quello di tipo 1 è legato certamente ad una predisposizione genetica, non obbligatoriamente ereditaria. Nel caso di quello di tipo, 2 oltre ai fattori genetici,  si sommano condizioni come l’obesità, la vita sedentaria oppure lo stress.

Altre malattie che affaticano ad esempio il pancreas possono sicuramente avere una grande incidenza sulle cause di formazione di questa malattia. Dal punto di vista medico le cause più comuni sono la presenza di questi fattori:

  • Obesità (BMI maggiore o uguale a 30 kg/m2 per il DM2)
  • Ipertensione (PAS maggiore o uguale a 140 mmHg e\o PAD maggiore o uguale a 90mmHg)
  • Colesterolo HDL (minore o uguale a 35 mg/dl)
  • Trigliceridi (maggiori o uguali a 250 mg/dl)

Sintomi del diabete

L’evidenza dei sintomi del diabete è diversa a seconda della tipologia. Nel tipologia 1 ad esempio possiamo notare un aumento del volume e delle urine, aumento della sensazione di sete ed un dimagrimento improvviso non dovuto a variazioni di dieta, ma bensì dal fatto che non vengono trattenute sostanze nutritive nel corpo.

Nel diabete di tipo 2 invece le cose si complicano. La scoperta di questo può avvenire in modo del tutto casuale e soprattutto tardivo. Molte persone scoprono infatti anche dopo mesi o anni  di avere la malattia e per questo motivo è molto probabile una diagnosi che presenta complicanze in stato avanzato.

Anche se meno visibili, i sintomi del diabete di tipo 2 sono solitamente sensazione di stanchezza, aumento della necessità di urinare, aumento della sensazione di sete, perdita di peso e visione offuscata, infezioni insistenti come la candida.

Come si diagnostica il diabete

Se avete riscontrato alcuni dei sintomi prima citati e volete capire se siete soggetti a diabete dovete inanzi tutto fare un esame glicemico.

Il livello di glicemia può essere analizzato attraverso diverse operazioni come un prelievo venoso, l’emogasanalisi e il prelievo ematico capillare.

Solitamente si consiglia però di andare ad analizzare la curva di carico del glucosio, esame in cui si rileva una fluttuazione glicemica nel nostro corpo prima a digiuno e poi con dosi ad alta concentrazione di glucosio.

Questo serve ad analizzare le variazioni della glicemia nel sangue e quindi in che modo e con quale velocità questo viene smaltito dal nostro organismo.

Se i risultati sono al di sopra del limite (126 mg/dl) si procede alla diagnosi di questa malattia, nel caso contrario è possibile continuare un’analisi approfondita perché il rischio della presenza del diabete non è ancora stato scartato del tutto.

A questo punto il paziente viene sottoposto ad un test orale di tolleranze al glucosio. Se la glicemia è inferiore a 140 mg/dl non ci sono rischi al momento, se questa varia dai 140 mg/dl ai 200 mg/dl è importante tenere sotto controllo la glicemia perché c’è una percentuale di probabilità che possa insorgere questa malattia.

Se la glicemia supera o eguaglia i 200 mg/dl siamo davanti sicuramente ad una forma di diabete.

La SID Società italiana di diabetologia spiega che il diabete è diagnosticato quando:

– l’emoglobina glicata (HbA1c) è uguale o superiore a 6.5% (in due circostanze; misurata con metodo allineato allo standard DCCT)
oppure
– la glicemia misurata in laboratorio è uguale o superiore a 126 mg/dl (al mattino, dopo 8 ore di digiuno, in due circostanze)
oppure
– la glicemia è uguale o superiore a 200 mg/dl alla seconda ora dopo un carico orale di glucosio (in due circostanze)
oppure
– a glicemia è uguale o superiore a 200 mg/dl in un momento qualsiasi della giornata in presenza di disturbi (sintomi) tipici della malattia (basta una sola circostanza)Esistono anche condizioni in cui i livelli di glucosio nel sangue non sono ottimali e che rappresentano un aumentato rischio di sviluppare il diabete in futuro. Queste condizioni sono così diagnosticate e definite:

  • emoglobina glicata fra 6.00 e 6.49% (alto rischio di diabete)
  • glicemia a digiuno fra 100 e 125 mg/dl (alterata glicemia a digiuno)
  • glicemia due ore dopo glucosio orale fra 140 e 199 mg/dl (ridotta tolleranza glucidica)

Dieta per chi ha il diabete mellito

Combattere ma soprattutto prevenire questa malattia significa seguire una dieta a basso indice glicemico, in altre parole un regime alimentare ricco di verdure, proteine, frutta (con moderazione) e povero di carboidrati complessi.

Pane e pasta non vengono banditi, ma non c’è dubbio che in una dieta per diabetici bisognerà mangiarne pochi e soprattutto saperli scegliere e dunque la dieta Mediterranea sembra rispondere molto bene a questa esigenza.

Sono persone che di solito soffrono anche di insulino-resistenza e presentano un livello di glicemia al di sopra dei valori normali, motivo per cui, come nel caso della dieta Montignac, è bene scegliere i cibi a basso indice glicemico. Questo indice misura la velocità con la quale i cibi ingeriti provocano un aumento della glicemia. Via libera a tutti i cibi leggeri, poveri di zucchero.

Vanno bene le proteine di origine animale e vegetale, le verdure e la frutta (ma quest’ultima con moderazione), tenendo conto però che alcuni frutti come banane e fichi e i legumi hanno un indice glicemico più alto, quindi vanno consumati con parsimonia.

Bisogna inoltre incrementare il consumo di alimenti ricchi di fibre e consumare pane e pasta in piccole quantità e possibilmente di farina integrale. Si possono mangiare anche formaggi e affettati magri, ma non più di due volte a settimana.

 

Decalogo del diabetico a cura della SID- Società Italiana di diabetologia

Consapevolezza.

Il diabete non impedisce di condurre una vita normale ma non può essere considerato un semplice fastidio o una malattia banale. E’ una malattia potenzialmente grave che richiede grande consapevolezza e massima applicazione da parte della persona con diabete.

Lavoro di squadra.

Il diabete, diversamente dalla polmonite o da gran parte delle malattie, non può essere curato da un solo medico, richiede un lavoro di una grande squadra. Il capitano della squadra, però, è la persona con il diabete.

Alimentazione.

Non esiste un singolo alimento che la persona con diabete non può mangiare. Ci sono solo alcuni alimenti che deve consumare con moderazione. Ovviamente i cibi e le bevande che contengono zucchero possono far salire molto la glicemia, ma piccole quantità non sono tassativamente vietate. D’altro canto i dolcificanti probabilmente fanno più male che bene.

Peso corporeo.

Il controllo del peso corporeo è essenziale per ottenere e mantenere un buon compenso del diabete, quello che è necessario per evitare le complicanze. Per farlo non si devono adottare diete drastiche (o strane), impossibili da seguire per tutta la vita. Conviene seguire una dieta ragionevole che si basi su pochi accorgimenti da applicare con regolarità: un po’ meno pasta, un po’ meno pane, pesce e legumi come alternativa alla carne, poco formaggio e pochi salumi, molta verdura, sempre la frutta, pochissimi dolci.

Attività fisica.

Una costante attività fisica è uno strumento terapeutico essenziale nel diabete. Ne basta poca, quella che quasi tutti possono fare senza difficoltà particolari e senza pagare nulla: camminare. Mezzora, un’ora, meglio se di passo un po’ rapido. Ma se non si riesce a camminare veloci, va bene anche il semplice andare piano. Basta andare. Tutti i giorni.

Medicine.

I farmaci per il diabete (per bocca o per iniezione) ma anche le altre medicine (per la pressione, per il colesterolo, ecc.) devono essere assunti con scrupolo e al momento giusto. Saltarle o prenderle nei modi e nei tempi sbagliati significa far vincere il diabete.

Autocontrollo glicemico.

Praticamente tutte le persone con il diabete devono misurare la glicemia a casa. Molti lo devono fare qualche decina di volte all’anno (chi è in terapia con le pastiglie), pochi lo devono fare centinaia o migliaia di volte all’anno (chi prende alcuni tipe di pastiglie e chi è trattato con insulina). Le misurazioni vanno fatte in momenti diversi della giornata e vanno registrate e mostrate a chi cura il diabete.

Visite mediche.

Anche se il capitano della squadra è la persona con diabete, lei da sola non può vincere la partita. Bisogna consultare ogni tanto il medico di famiglia o il team specialistico diabetologico (medico, infermiere, dietista, ecc.). Visite specificamente dedicate al diabete, anche dal medico di famiglia, sono necessarie da un minimo di 3-4 ad un massimo di 8-10 volte all’anno. Il team a volte si allarga ad altri specialisti (es. cardiologo, oculista, nefrologo, neurologo, ecc.).

Esami.

La cura del diabete richiede anche l’esecuzione periodica di esami di laboratorio (es. emoglobina glicata) e strumentali (es. elettrocardiogramma) E’ un programma di monitoraggio che non deve essere trascurato. Altrimenti possono insorgere problemi, anche molto gravi.

Piede.

Il diabete può causare problemi ai piedi. Problemi molto grandi, a volte non risolvibili. Bisogna avere molta cura dei piedi e se compaiono lesioni, anche minime, bisogna subito rivolgersi a operatori sanitari (medici, infermieri, podologi) che hanno specifica competenza per questi problemi. Il “fai da te” con i piedi è pericolosissimo.

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