Bullismo a scuola, come dovrebbero affrontarlo i genitori?

di cinziaR


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Sembra un paradosso parlare di bullismo a scuola, in quanto la scuola dovrebbe essere un luogo di educazione e di civiltà; eppure sono sempre di più i ragazzi, e di conseguenza i genitori, che si ritrovano ad affrontare il bullismo nelle scuole dei propri figli. Come devono comportarsi i genitori in questo caso? Vediamo qualche consiglio.

Prima di tutto è bene, in quanto genitori ed educatori, informarsi sul bullismo e sulle sue caratteristiche generali, sia come fenomeno sociale sia come fatto legato alla crescita. Inoltre, prima di partire in quarta sparando a zero sui malcapitati, è bene accertarsi che ci siano effettivi episodi di bullismo a scuola e sforzarsi di conseguenza di trattare tutti i protagonisti legati a tale fenomeno con calma e rispetto, allo scopo di non peggiorare le cose.

Il problema più grosso del bullismo a scuola, infatti, riguarda proprio l’emotività legata a questo tipo di violenza, emotività che specie nel caso dei genitori, fa sì che si perda di vista il fulcro della questione, ovvero che le vittime sono sempre due ed entrambe da curare. Di conseguenza, quando si parla di bullismo a scuola, bisogna sempre parlare di genitori dei soggetti bullizzati e di quelli bullizzanti, intendendo con ciò che il dialogo tra le parti andrebbe aperto a tutti i soggetti e alle figure educative implicate, non solo puntando l’attenzione su chi subisce e sui suoi parenti.

I genitori, perciò, devono prima di tutto informarsi e appurare gli avvenimenti con calma; solo dopo dovrebbero parlare con il corpo docente e con il dirigente scolastico, valutando la possibilità di rivolgersi ad uno specialista che si faccia carico delle persone e della loro riabilitazione.

Un altro comportamento da evitare assolutamente è quello di ignorare il fenomeno del bullismo a scuola, pensando che “tanto si risolverà da sè”. Purtroppo, qualora si verifichino atti di bullismo a scuola, la strada è lunga e non priva di assunzioni di responsabilità. La buona notizia è che oggi, sul territorio, ci sono molti centri specialistici da cui farsi aiutare e a cui rivolgersi. Evitare di affrontare il problema, perciò, è il comportamento più sbagliato perchè si lascia credere ai nostri ragazzi che sia lecito subire o viceversa bullizzare come se non ci fosse altra possibilità.

Da questo punto di vista, è consigliabile invece parlare, organizzare dialoghi e gruppi di discussione, fare rete, far sentire la propria presenza, essere solidali con gli altri genitori (delle vittime e dei carnefici), schierarsi tutti insieme contro la violenza, in ogni sua forma e in ogni sua dolorosa manifestazione.

Con gli psicologi e gli educatori si può arrivare a creare momenti di aggregazione in cui imparare a riconoscere la rabbia e la sfiducia che sottendono i rapporti tra pari e dove anche gli adulti, e quindi i genitori, possano scoprire di essere bulli e/o bullizzati a loro volta nella vita, nella società, in famiglia.

E, ai genitori, a loro volta attori non protagonisti del bullismo a scuola, tocca l’arduo compito di addentrarsi in una materia tutt’altro che semplice con la consapevolezza che qualsiasi cosa si faccia per risolvere il bullismo non riguarda nessun altro che noi stessi e la capacità di rimettersi in gioco in prima persona, cambiando per primi il modo di risolvere e affrontare i conflitti. Perchè, se è vero che il bullismo sembra interessare la scuola come ente educativo principale, è in casa che nasce e si alleva, ed è li che va curato con la sinergia tra le parti, anche perchè, come dice uno degli slogan più efficaci sul tema: il bullismo si vince uniti!

Quindi è vietato per i genitori e per gli insegnanti separarsi, scontrarsi e confliggere, senza condividere l’unico vero scopo importante che non è aver ragione ma rieducare ad una scuola senza bullismo.

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