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Spunta un retroscena esplosivo sulla chiusura di “Non è l’Arena” di Massimo Giletti

Le vere ragioni per cui Non è l’Arena di Massimo Giletti ha chiuso? Misteri legati ad alcune indagini o una scelta editoriale della rete di Urbano Cairo? È proprio lui a svelare le regioni che hanno portato alla chiusura improvvisa di Non è l’Arena, la trasmissione di Massimo Giletti.

La chiusura di Non è l’Arena, c’è un retroscena esplosivo

L’editore di La7 Urbano Cairo ha partecipato al festival della TV di Dogliani e si è sbottonato sul perché ha deciso di chiudere il programma condotto da Giletti, escludendo motivi legati alle interviste a Salvatore Baiardo, uomo vicino al boss Graviano, durante le puntate speciali sulla mafia e ha affermato che alla base dello stop c’erano gli alti costi del programma di Giletti, non proporzionati, evidentemente, agli ascolti. Giletti perà ha contestato, dati alla mano, la ricostruzione del patron di La7. Il quale, intervistato da Francesca Fagnani a Dogliani, aveva anche spiegato come sia stato Giletti a chiedere di andare in onda il mercoledì, e non più la domenica, ma che i bassi ascolti abbiano obbligato la rete a tornare alla collocazione originaria.

I dati di Non è l’Arena, chi dice la verità?

In base ai dati riportati dal sito AffariItaliani, le puntate del mercoledì incentrate sulla mafia sarebbero state quelle con i migliori risultati. In generale, in base gli ascolti dall’inizio del 2023 la media di share di Non è l’Arena “è stata del 6,03% nelle 12 puntate domenicali con l’approfondimento sui temi inerenti la mafia”. Facendo un confronto con gli altri talk show serali, emerge inoltre che Corrado Formigli, con PiazzaPulita, “da inizio anno ha avuto ascolti medi del 5.09%, CartaBianca del 4,98, Di Martedì del 6,02, Fuori dal coro del 5.15%, Nicola Porro 4,77% con la sua Quarta Repubblica”. Insomma, tutti hanno fatto meno di Massimo Giletti.

Le voci sul rinnovo del contratto

Sul versante dei costi, nell’analisi si legge che la società di produzione “Fremantle Spa, che gestisce l’organizzazione, avrebbe avuto prezzi elevati dal fatto che si lavorasse di domenica”, costi aggravati dal lavoro notturno e dalle spese per le trasferte degli inviati. Ma se gli ascolti non c’entrano, e lo spostamento durante la settimana avrebbe avuto l’effetto di diminuire i costi, perché la situazione è precipitata? “Voci accreditate confermano ad AffariItaliani che tra l’editore de La7 e il conduttore a marzo ci fosse una trattativa, in fase avanzata, per il rinnovo del contratto“, si legge nel retroscena, “poi qualcosa è successo, tant’è che tre settimane dopo il programma è stato chiuso”. Una scelta che pesa, proprio per il calo degli ascolti conseguente all’interruzione del programma di Giletti, su La7.

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