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Covid19, Team di ricercatrici sviluppa il test salivare molecolare

Elisa Borghi, Valentina Massa e Daniela Carmagnola e Claudia Dellavia sono le ricercatrici che hanno sviluppato il test salivare molecolare per monitorare la diffusione del virus SARS-Cov-2. Verranno utilizzati da maggio nelle scuole lombarde.

Test salivare molecolare: cos’è

Questo test è meno invasivo più semplice da utilizzare e con la stessa validità del tampone nasofaringeo molecolare. Richiede semplicemente la raccolta di un campione di saliva tramite un piccolo rullo di cotone sotto la lingua. Il tempo necessario per il campionamento è minimo e l’esito si ottiene in 24 ore.

A dare l’annuncio è il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, che ha ringraziato il team del professor Zuccotti “per aver lavorato senza sosta con l’obiettivo di portare a termine il primo test italiano di questo tipo e confermando ancora una volta l’eccellenza lombarda anche nel campo della Ricerca”. 

Dove ha ricevuto autorizzazione

Il test salivare molecolare sviluppato in Statale ha già ricevuto l’autorizzazione in gran parte dei Paesi europei. Anche in Francia, Usa e Giappone. La Lombardia sarà la prima regione italiana ad utilizzarlo dopo l’ok del 20 aprile da parte anche del ministro Roberto Speranza a tutti i tipi di test già autorizzati in Paesi che fanno parte del G7.

Il test si basa su un protocollo dell’Università di Yale disponibile in open science.  Adottato ed ottimizzato nei laboratori della Statale, mostra una altissima affidabilità. Inoltre ha caratteristiche che lo rendono molto adatto al suo utilizzo tra i più piccoli.

Test salivare e test naso-faringeo a confronto

Il test presenta la stessa affidabilità del test naso-faringeo, ovvero il 96%. Sembra efficace anche nel capire l’alta carica virale dei soggetti anche quando pre-sintomatici e asintomatici. Dunque permette di isolare i cosiddetti i responsabili dell’80% dei contagi dagli ultimi dati e modelli in letteratura. Eseguibile da chiunque anche a casa.

“Si tratta di un test veloce, facile che potrebbe essere messo a disposizione dei Pediatri di Famiglia per diagnosticare in maniera non invasiva l’infezione da SARS-CoV-2 almeno tra i bambini di 3-6 anni che, come è noto, sono spessissimo soggetti a forme virali e per i quali il rischio di ricorrere ripetutamente durante l’inverno al tampone nasofaringeo e alle code dei drive-through è molto elevato”.

Spiega Gianvincenzo Zuccotti, professore di Pediatria e preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Statale, che coordina lo studio.

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