Terremoto sismografo donnaclick_Donnaclick (Depositphotos.com)
Scuole chiuse dopo una scossa nel Sannio: cresce la paura per edifici scolastici fragili e territori a rischio. Genitori e sindaci scelgono la prudenza.
Anche quando la scossa è lieve, la paura è immensa. Soprattutto se coinvolge i nostri figli. Di fronte alla minaccia, piccola o grande, del terremoto, ogni esitazione è un rischio che nessuno vuole correre. E proprio per questo, in alcune zone del Sud Italia, si torna a parlare di chiusure scolastiche e misure preventive urgenti.
Non è più tempo di minimizzare. Dopo anni di emergenze sismiche, molte comunità vivono nell’attesa che il peggio possa accadere da un momento all’altro. E chi ha la responsabilità della sicurezza pubblica si trova oggi davanti a una scelta netta: tutelare senza tentennamenti o rischiare di piangere troppo tardi.
Il tema non è solo tecnico, ma profondamente umano. Per quanto precise siano le strumentazioni dell’INGV, per quanto contenuti possano sembrare certi dati, il ricordo dei crolli, delle macerie e delle tragedie è troppo vivido per essere ignorato. Le madri e i padri lo sanno: non si mandano i figli in aula con il cuore in gola.
Le scuole, in teoria, dovrebbero essere i luoghi più sicuri. In pratica, però, molti edifici scolastici italiani non sono mai stati adeguati realmente alle norme antisismiche. Il patrimonio edilizio pubblico è in gran parte esposto, e quando la terra trema, la paura diventa ancora più grande
Di fronte a questi scenari, i sindaci sono spesso costretti a prendere decisioni difficili. Chiudere le scuole significa interrompere la didattica, creare disagio alle famiglie, affrontare critiche. Ma significa anche prevenire disastri. E quando si tratta di sicurezza, un giorno in meno di lezione è preferibile a un rischio sottovalutato.
Negli ultimi giorni, è bastata una scossa all’alba per far scattare l’allerta. Non c’è stato panico, ma la tensione è salita subito. A Castelvetere in Val Fortore, nel Sannio beneventano, il sindaco non ha perso tempo. Una scossa di magnitudo 2.1, registrata a una profondità di 17 chilometri all’alba del 5 novembre, ha convinto le autorità a chiudere immediatamente le scuole per precauzione.
Nonostante l’assenza di danni e la magnitudo contenuta, la decisione del sindaco Gianfranco Mottola è stata netta: scuole chiuse con effetto immediato. La scossa, registrata alle 5:21 del mattino con epicentro a Castelvetere in Val Fortore, ha riportato l’attenzione sulla vulnerabilità sismica del territorio.
Il dibattito resta aperto: ha senso interrompere le lezioni per un sisma di bassa intensità? Alla luce dei precedenti, la risposta tende sempre più verso il principio di massima precauzione. Finché molte scuole italiane continueranno a sorgere in edifici datati e strutturalmente inadeguati, anche una lieve scossa sarà sufficiente a far scattare l’allerta. E in contesti come questi, ogni esitazione può costare troppo cara.
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