Sharon Stone è tornata a parlare del nipotino morto lo scorso 30 agosto.
Gli organi del piccolo River sono stati donati ad altri due bambini e a un 45enne: “Ha salvato la vita a tre persone”.
Figlio di Patrick Stone, fratello minore di Sharon, il bimbo era stato trovato in gravi condizioni nella culla e, trasferito d’urgenza al pronto soccorso, gli era stato diagnosticata una insufficienza multiorgano.
Il 27 agosto il piccolo River era stato trovato in condizioni gravissime nella sua culla. Per il bambino non c’è stato niente da fare ed è morto tre giorni dopo, in ospedale, a causa di un’insufficienza multiorgano, una patologia sistemica che coinvolge il sistema circolatorio.
Oggi Sharon Stone è tornata a parlare di suo nipote morto lo scorso 30 agosto. Le condizioni del bambino si erano aggravate mentre lei era a Venezia per girare uno spot per Dolce&Gabbana ed era rientrata negli Stati Uniti perché la situazione era precipitata.
L’attrice ha rivelato che gli organi del piccolo sono stati donati ad altri due bambini e a un 45enne, un gesto di altruismo ma anche consolatorio: “Il mio nipotino ha salvato la vita a tre persone. Niente più di questo aiuta la nostra famiglia a sopportare la sua tragica morte, dandoci un po’ di pace“.
Sharon Stone aveva postato poi su Instagram una foto del bimbo intubato raccontando il dramma che stava vivendo (“Ci serve un miracolo” aveva scritto su Instagram chiedendo ai suoi fan di pregare per il piccolo), e aveva dato la notizia della morte con un altro post, con un video del piccolo che gioca felice.
La morte drammatica del nipotino ha sconvolto Sharon Stone, che lo ricorda così: “Era il nostro burlone, il nostro bambino acquatico, il nostro piccolo buongustaio. Ora è diventato un eroe. Morendo, il nostro bambino ha dato un contributo a questo mondo molto più grande di quanto la maggior parte di noi possa mai sperare di dare”.
La sindrome da disfunzione multiorgano in medicina viene definita come un’alterazione acuta delle funzioni di due o più organi (o sistemi d’organo), progressiva e potenzialmente reversibile. Non si tratta di un evento singolo, ma di un processo che conduce a una risposta infiammatoria di tutto l’organismo, fatale se non si interviene tempestivamente.
Diverse le cause: traumi, interventi chirurgici, ridotta perfusione sanguigna, pancreatiti, oppure infezioni (le più frequenti). Queste ultime possono evolvere in sepsi (una grave risposta dell’organismo in presenza di batteri o altri agenti patogeni nel torrente circolatorio) e poi in shock settico, quando si verifica un pericoloso abbassamento dei valori pressori. Di conseguenza, arriverà meno sangue agli organi, che funzioneranno peggio.
Non esiste una terapia specifica che ripristini la funzionalità degli organi. Diventa quindi fondamentale stabilizzare l’individuo da un punto di vista emodinamico e ventilarlo in maniera adeguata, per evitare ulteriori danni ai tessuti dovuti a un ridotto apporto di ossigeno. La mortalità è molto alta (dal 30 al 100%) e il rischio aumenta con il numero di organi coinvolti.