Esame di maturità equivale a livelli di ansia e panico più o meno gestibili. Man mano che si avvicina il giorno che decreta l’inizio delle prove, incrementano anche le paure di non farcela, che possa accadere qualcosa di imprevisto, di vuoti di memoria e della traccia o del compito che non si riesce a svolgere e chi più ne ha più ne metta. Tanti ragazzi hanno anche paure di deludere le aspettative dei genitori e di non riuscire ad ottenere i risultati sperati.
L’esame può diventare uno scoglio da superare anche per i genitori che spesso vivono l’esame di maturità dei figli come se dovessero affrontarlo loro in prima persona. In poche parole adolescenti sotto esame significa, fondamentalmente, famiglie sotto esame. Oltre al contenere preoccupazioni e incertezze dei ragazzi, i genitori dovrebbero tenere sotto controllo anche le proprie emozioni, altrimenti questo periodo rischia di trasformarsi in una vero e proprio incubo per tutti!
Non sono solo i ragazzi a sperimentare ansia e stress. Molti genitori hanno più paura dei figli stessi, con il rischio di perdere il ruolo di contenimento emotivo e di gravare su di loro da un punto di vista delle performances e psicologico. Troppo spesso il voto viene letto come un giudizio anche sulla persona, come se decretasse il valore di un figlio. Le aspettative di una madre e di un padre non possono sommarsi a quelle del figlio. Ci sono anche famiglie in cui si mettono in mezzo proprio tutti, parenti compresi e, l’esame di maturità non rappresenta più un esame di stato, ma un evento di stato. Se facciamo andare i ragazzi all’esame con queste paure, aumenterà esponenzialmente il rischio che non rendano come dovrebbero.
La mente deve essere il più possibile libera, altrimenti si troverà a gestire troppe variabili emotive e perderà da un punto di vista cognitivo. Capacità attentive, di concentrazione e di recupero della memoria, vengono meno se l’ansia è eccessiva, se l’allerta diventa allarme. Lo stress non è sempre negativo, esiste l’eustress o stress “buono”, che è quella condizione che ci aiuta a mantenere la lucidità e interferisce positivamente con il nostro rendimento, aiutandoci a rimanere attivi e reattivi: la condizione ideale per affrontare un esame. Il distress, o stress “cattivo”, è invece la forma più comune di stress, soprattutto in questi casi. Al cervello arrivano parallelamente troppi input e stimolazioni emotivamente importanti e, in quella specifica condizione, non si è in grado di gestire tutte le variabili contemporaneamente e si rischia di arrivare anche al cortocircuito.
Insegnare a perdere è l’insegnamento più importante e prezioso che si possa dare ai propri figli. Sbagliare non significa essere sbagliati o falliti, significa capire dove si è commesso l’errore e ripartire con il piede giusto. Ognuno ha i suoi mezzi e ognuno ha i suoi tempi, non c’è chi è meglio o peggio, siamo diversi e ognuno di noi è più portato per una cosa piuttosto che per un’altra. Insegnare ad affrontare gli esami, significa insegnare ad affrontare la vita. Non si deve puntare sull’esito finale ma su come ci si arriva, sulla mentalità “vincente” e sulla gestione delle emozioni.
1 I genitori devono dare ascolto e supporto ai figli e aiutarli a non concentrarsi sugli ostacoli, ma sulle risorse che possono mettere in gioco, avendo come obiettivo finale quello di superare al meglio questa prova.
2. I genitori devono avere un ruolo fondamentale nell’aiutare i figli a concentrarsi sull’obiettivo, senza sballare troppo i ritmi e le abitudini. L’importante è, ancora una volta, stringere i denti e avere chiaro il proprio obiettivo, pensando che poi avranno le vacanze per staccare la spina e riposarsi.
3. Per non amplificare l’ansia dei figli, è necessario mettere un freno alle paure, aiutandoli a trasformarle in pensieri positivi. La fatidica frase “non ce la faccio!” deve essere sostituita con “ce la puoi fare!”.
4. Aiutate i ragazzi a riconoscere con serenità i loro limiti e le loro difficoltà, per organizzarsi al meglio. Dite loro, ad esempio, di partire dalle materie più pesanti e complesse per il ripasso, quando sono ancora a mente fresca e hanno più energie, evitando di fare pressioni e di imporre un vostro metodo di studio. I
5. Non scaricate le vostre ansie su di loro, ma rispettate la loro organizzazione e aiutateli solo quando ve lo chiedono. Evitate anche confronti con gli altri: ognuno ha i suoi tempi e un genitore deve concentrarsi su quelli di suo figlio. Per smorzare la tensione, concedetevi il tempo per sorridere e scherzare insieme.
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