AFFITTI IN NERO, la nuova manovra a tenaglia bastona gli evasori | Con le legge 431/98 ora ti mandano sul lastrico
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Affitti non registrati, controlli a tappeto e sanzioni record: ecco perché conviene mettersi in regola subito.
Accordi verbali, pagamenti in contanti, nessun contratto registrato. In Italia l’affitto in nero resta una scorciatoia molto usata, ma sempre più pericolosa. E a farne le spese non è solo il proprietario che evade le tasse, ma spesso anche l’inquilino.
Secondo gli ultimi dati, migliaia di locazioni sfuggono ancora al radar del Fisco. La tentazione è sempre la stessa: meno tasse per il locatore, canone più basso per chi affitta, ma in realtà l’accordo irregolare espone entrambi a rischi gravi, sanzioni pesanti e nessuna tutela.
Il proprietario che affitta in nero può incassare più soldi nell’immediato, ma si espone a multe fino al 240% dell’imposta non versata. E non finisce qui: se l’inquilino smette di pagare, il padrone di casa non ha alcun titolo per avviare uno sfratto.
L’inquilino, dal canto suo, accetta un affitto apparentemente vantaggioso, ma in caso di problemi rischia di trovarsi senza alcun diritto. Può essere sfrattato in qualsiasi momento, senza preavviso. Inoltre perde l’accesso a tutti i bonus previsti per gli affitti regolari.
Stangata fiscale per chi evade
Le sanzioni previste dalla legge sono severe e colpiscono in profondità. La mancata registrazione del contratto comporta non solo multe immediate, ma anche accertamenti fiscali retroattivi fino a cinque anni. Le cifre sono chiare: tra il 120 e il 240% di imposta di registro non pagata, più un’altra sanzione se il reddito non viene dichiarato.
L’inquilino, pur se meno colpito, non è al riparo. Se scoperto, deve versare le imposte arretrate e le sanzioni, esattamente come il locatore. E in assenza di contratto, resta senza garanzie legali.

Le novità della manovra
Con la nuova manovra fiscale il Governo ha rafforzato i controlli incrociando banche dati catastali, flussi bancari, contratti energetici e movimenti sospetti sui conti correnti. Una vera e propria manovra a tenaglia pensata per individuare le locazioni non dichiarate, colpendo i proprietari che incassano in contanti senza dichiarare nulla al Fisco. La base normativa resta la Legge 431/98, aggiornata nel tempo proprio per aumentare l’efficacia delle sanzioni. Ora, grazie ai nuovi strumenti digitali e all’automazione dei controlli, l’Agenzia delle Entrate può incrociare rapidamente dati e fare scattare accertamenti anche a ritroso, fino a cinque anni prima.
La stretta funziona così: se l’affitto non è stato registrato nei termini previsti (30 giorni dalla firma), l’inquilino può denunciarlo – anche in forma anonima – presso l’Agenzia delle Entrate o la Guardia di Finanza. È sufficiente fornire prove come bonifici, assegni, bollette intestate o copie del contratto. Una volta accertata l’irregolarità, l’inquilino ha diritto alla registrazione coattiva del contratto – in forma standard “4+4” o “3+2” – con un canone ridotto. Al contempo, il proprietario sarà obbligato a restituire le somme percepite in eccesso e dovrà affrontare sanzioni che possono arrivare al 240% dell’imposta evasa, oltre a quelle sull’IRPEF. In casi più gravi, il rischio è il blocco dei conti e l’avvio di verifiche patrimoniali a effetto domino. È ancora possibile mettersi in regola, ma solo a determinate condizioni: il ravvedimento operoso consente una sanatoria parziale, con multe via via crescenti in base al ritardo. Dopo due anni, si paga comunque il 20%, a cui può aggiungersi un ulteriore 24% se l’irregolarità è già stata rilevata dalle autorità. Chi ignora l’allarme, ora più che mai, rischia di affondare economicamente.
