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8 cose che forse non sapevi su Bob Dylan, vincitore del Nobel
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Bob Dylan non si chiama Bob Dylan
Il vero nome di Bob Dylan è Robert Allen Zimmerman ed è nato nel Minnesota il 24 Maggio del 1941. In Chronicles – Volume 1, Dylan scrive: “Volevo andare via di casa e farmi chiamare Robert Allen. […]. Sembrava il nome di un re scozzese e a me piaceva”. Leggendo la rivista Downbeat, scoprì l’esistenza di un sassofonista di nome David Annyn. Nello stesso periodo conobbe la poetica di Dylan Thomas che divenne il suo poeta preferito. Zimmerman doveva decidere tra Robert Allyn e Robert Dylan. “Non sapevo decidermi, ma la lettera D acquistava sempre più forza”, spiegò. Decise per “Bob” in quanto “c’erano molti Bobbies nella musica popolare del tempo”.
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Numero di dischi venduti da Bob Dylan
Bob Dylan ha venduto 119 milioni di dischi. In realtà egli durante la sua vita si è dedicato a molto di più che alla musica tout court. Il video promozionale del suo brano Subterranean Homesick Blues (1965) è, ad esempio, considerato da alcuni il primo videoclip in assoluto. Bob Dylan è stato attore, sceneggiatore, scrittore, poeta, attore, pittore, scultore e conduttore radiofonico.
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I premi di Bob Dylan
A parte il Nobel per la Letteratura conferito a Bob Dylan il 13 Ottobre 2016, tra i molti riconoscimenti che gli sono stati conferiti vanno menzionati il Grammy Award alla carriera nel 1991, il Polar Music Prize (ritenuto da alcuni equivalente del premio Nobel in campo musicale) nel 2000, il Premio Oscar nel 2001 (per la canzone Things Have Changed, dalla colonna sonora del film Wonder Boys, per la quale si è aggiudicato anche il Golden Globe), il Premio Pulitzer nel 2008, la National Medal of Arts nel 2009 e la Presidential Medal of Freedom nel 2012.
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I romanzi di Bob Dylan
Il Premio Nobel per la Letteratura a Bob Dylan non è dovuto ai suoi romanzi (lo sapete!) ma alla innovativa poetica delle sue canzoni. Tra il 1965 e il 1966, però, Bob Dylan ha pubblicato il suo primo romanzo Tarantula, uno scritto di genere sperimentale e di ispirazione autobiografica. Il testo – scritto dall’autore all’età di circa 25 anni – impiega lo stile narrativo detto del flusso di coscienza, una tecnica letteraria già adottata da artisti come Jack Kerouac, William S. Burroughs e Allen Ginsberg.
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A proposito della sua “controversa” religiosità…
Bob Dylan, nato ebreo e convertitosi al Cristianesimo in seguito, dichiarò nel 1997 al Newsweek: “Ecco il rapporto tra me e il pensiero religioso. Questa è una verità assoluta: ho trovato la religiosità e la filosofia nella musica. Non l’ho trovata da altre parti. Canzoni come Let Me Rest on a Paceful Mountain o I Saw the Light sono la mia religione. Non aderisco ai rabbini, predicatori, evangelizzatori e tutto questo. Ho imparato più dalle canzoni che da qualsiasi altra entità. Le canzoni sono il mio lessico. Io credo nelle canzoni”.
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Il Dottor Bob Dylan
Il 23 giugno 2004 Dylan fu insignito con una laurea ad honorem dall’università di St. Andrews, diventando così Dottore della Musica. Il professore Neil Corcoran della facoltà di inglese, autore di una serie di saggi su Bob Dylan, nel suo discorso di presentazione disse che “Per molti di noi, Bob Dylan è stato un’estensione delle nostre coscienze e parte della loro crescita”. Questa fu solo la seconda volta che Dylan ha accettato una laurea ad honorem, la prima gli era stata conferita dalla Princeton University nel 1970.
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Il giocatore Bob Dylan
Dopo il giocatore Bill Gates, anche il giocatore Bob Dylan. Ci sarà qualche connessione tra gioco e genio? Bob Dylan, da sempre affascinato dal poker, scrisse alcune celebri canzoni con riferimento a questo gioco: Lily Rosemary And Jack of Hearts, Huck’ s Tune, Rambling Gambling Willie. Nel romanzo autobiografico Chronicles, Bob Dylan narra di come nel periodo del Greenwich Village, dopo ogni esibizione, il miglior modo di passare il tempo fosse giocare lunghissime partite a poker. Nella clip promozionale per l’album Love and Theft si vede chiaramente Dylan giocare una partita con il “mago delle carte” Ricky Jay.
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Bob Dylan ed Andy Warhol
Tra il 1965 e il 1966 Bob Dylan venne filmato da Andy Warhol nell’ambito dei suoi Screen Tests, ciascuno dei quali prevedeva la creazione di un breve video attraverso l’utilizzo di 100 metri di pellicola montati su una macchina da presa, posta dinanzi a un unico soggetto.
Insomma, Bob Dylan non si è fatto mancare proprio niente a quanto pare. Ci mancava il Premio Nobel, ma ora il nostro eroe ha anche quello!
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