Un “quarto di vita” e già depressi

Ansia da prestazione sul lavoro, senso di soffocamento dovuto alle responsabilità pressanti, fino ad arrivare alla depressione: sono questi i malanni psichici più diffusi tra i giovani tra i 25 e i 35 anni. Secondo una ricerca scientifica della Greenwich University, coordinata dal dottor Oliver Robinson, i giovani d’oggi provano con almeno 20 anni d’anticipo quella che un tempo veniva definita “crisi di mezza età”, un difficile momento nel quale si ha voglia di cambiamento e si compiono i primi bilanci, non sempre soddisfacenti. Lo sfrenata corsa all’ascesa sociale, soprattutto in campo lavorativo, che oggi è quasi un’imposizione, porta i giovani a sentirsi costantemente in competizione, sempre sotto stress, producendo di fatto una “crisi del quarto di secolo” quando e se gli obiettivi prefissati non vengono raggiunti.

La depressione dei trentenni deriverebbe anche dalla volontà di voler raggiungere tutto e subito, anche per accontentare le richieste dei genitori. Se un tempo la vita era più dura per via delle privazioni, di una più generale povertà e una società moralmente più rigida, oggi la situazione cambia faccia ma resta complicata, proprio perchè si ha l’impressione di poter fare tutto, immersi, come siamo, in un profondo individualismo narcisistico. Famiglia, scuola e matrimonio non aiutano ma, anzi, aumentano il disagio.

La buona notizia viene però dal fatto che i giovani sono di certo più pronti a ricominciare, non solo nella vita lavorativa, ma anche in amore; dopo un matrimonio che finisce, c’è la speranza di trovare comunque un compagno o una compagna con cui vivere un amore felice , anche in situazioni un tempo osteggiate, come la convivenza. Questa possibilità di scelta viene vissuta come una grande libertà dalla maggioranza degli intervistati dal dottor Robinson.

Se vi ritrovate nel profilo delle persone nel pieno della “crisi del quarto di vita” sappiate che avrete meno possibilità di incappare nella solita e più famosa, che colpisce intorno ai 45 anni. Pare infatti, a detta del professor Cary Cooper, che le scelte operate dopo la crisi giovanile saranno più sane e ponderate e porteranno quindi non solo a sperimentare diverse scelte lavorative ed affettive ma anche a saper meglio riconoscere quel che ci rende davvero felici.

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