Salute

Cura il marito in terapia intensiva per Covid: la storia di Marianna

Una storia profondamente struggente ma con un lieto fine. L’incubo è iniziato a fine febbraio quando Marianna Scarano, infermiera di Noci in servizio nel reparto di Rianimazione del Policlinico di Bari, si ritrova la persona amata ricoverata per Covid in terapia intensiva.

L’incubo di Marianna Scarano

In quel periodo non era ancora operativo il Covid hospital in Fiera. A fine febbraio vide il marito venire ricoverato per un aggravamento dopo il tampone positivo al virus, con il valore della saturazione a 93. Adesso la tragedia ha avuto un lieto fine. Marianna si racconta  attraverso i canali social dell’ospedale barese. Il virus è un nemico invisibile che però esiste e danneggia la nostra vita se siamo coinvolti. L’obiettivo di questa testimonianza è evitare il più possibile che venga presa sottogamba la potenza di questa pandemia.

Le testimonianze dei medici e pazienti

Le voci di pazienti e medici nel Covid hospital in Fiera a Bari: “Qui si intrecciano paura e speranza”. 
Racconta Marianna a Repubblica: “Pensavo che di lì a breve sarebbe stato intubato, ho temuto che non ce l’avrebbe fatta. Non ho mollato un solo istante, non riuscivo più a dormire la notte. È stata una situazione sconvolgente, dopo lo stress di tutti questi mesi passati in terapia intensiva mi sono trovata di fronte a una situazione impensabile: è stata un’esperienza fortissima, fare l’infermiera a una persona cara è un’emozione unica, difficile da descrivere”.

La battaglia di Vincenzo è finita

E per il marito non sono mancate piccole attenzioni quotidiane per far sentire il suo affetto, come un foglio di carta con un messaggio da parte della figlia: “Caro Api, mi manchi tanto. Non vedo l’ora di abbracciarti. Vinceremo noi”. Parole profetiche, visto che quella battaglia Vincenzo l’ha vinta, come racconta a Repubblica la moglie ora che il peggio è alle spalle: “Mio marito adesso sta bene, è tornato a casa, ha ripreso l’attività fisica, il lavoro fatto dalla squadra di operatori della Rianimazione è stato sorprendente”.

E ci tiene a ringraziare il personale sanitario che si è prodigato per salvarlo “da questo inferno – aggiunge – che io vedo tutti i giorni con i miei occhi. A partire dal direttore della Rianimazione, il professor Salvatore Grasso, con i dottori Antonio Civita e Lidia Dalfino e i colleghi infermieri con la loro dedizione Sestilio De Letteriis e Nicola De Giosa che mi sono stati vicini anche umanamente”.

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