Intervista all’esperto di diritto di famiglia

di francesca


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Marina Meucci, che è anche avvocato Rotale, ovvero si occupa delle cause di annullamento dei matrimoni religiosi, sceglierà di volta in volta un tema d’attualità, un fatto di cronaca, un film da cui prendere spunto per trattare temi che riguardano da vicino molte di noi ed offrire il proprio parere di donna e professionista.


La Dott.ssa Meucci, inoltre, sarà disponibile per rispondere a chi voglia scriverle per esprimere i propri dubbi, timori, incertezze ed avere una risposta, un consiglio che possano fare un po’ di chiarezza in queste situazioni così complesse, non solo dal punto di vista emotivo.


Ecco intanto un’intervista che le abbiamo rivolto sulla sua esperienza in tema di separazioni, con una particolare attenzione al punto di vista femminile.


1 – Perché alcune donne esitano nell’intraprendere il cammino verso la separazione? Quali sono i motivi più frequenti di questa reticenza?


Nel momento in cui si prende una decisione del genere, il fattore economico ha sicuramente un peso preponderante, a fronte dell’impossibilità o difficoltà nel sostenere le spese di una vita da single. Secondo la normativa vigente, nei tre anni successivi alla separazione entrambi i coniugi dovrebbero mantenere lo stesso tenore di vita del periodo matrimoniale ma, dovendo affrontare il doppio delle spese, è difficile che ciò avvenga. In genere, la separazione è un problema economico soprattutto per coppie con una media retribuzione e per le donne. Sono quest’ultime, spesso, che prendono l’iniziativa per avviare la separazione, ma se l’alternativa ad un matrimonio stanco è sì maggiore libertà, ma anche maggiori restrizioni economiche, allora capita scelgano di rinviare la decisione.


Un altro motivo di separazione è la violenza, molto più spesso praticata dal marito (sia psicologica che fisica), ma anche, inaspettatamente, dalla donna (violenza psicologa).


Anche oggi, inoltre, il cattolicesimo continua ad avere un certo peso in merito a tali aspetti della vita privata: la separazione non è ben vista ma comunque ammessa, il divorzio invece no.


2 – Per quanto riguarda il fattore economico, la situazione è cambiata negli ultimi anni? In che modo?


Per quanto riguarda la situazione della donna, c’è sicuramente stato un miglioramento in questi ultimi anni ma le discrasie restano. Se il gap culturale è stato riempito (livello di scolarizzazione più alto per le donne, casalinghe sempre più colte e moderne), lo scarto retributivo rimane, eccome. Nel caso poi di una casalinga, dovendo ricevere un assegno di mantenimento mette la propria vita nelle mani dell’ex compagno. Come dicevo prima, sulla carta c’è il diritto a mantenere, nei tre anni successivi alla separazione, lo stesso tenore di vita, ma poi mancano gli strumenti legali per garantirlo (o richiedono troppo tempo, come la via penale).


Comunque sembrerà assurdo, ma la maggior parte delle volte i conflitti all’interno di una coppia sposata nascono in merito alla gestione delle risorse economiche della famiglia. Ancora oggi, se l’uomo è l’unico a lavorare usa tale posizione come strumento di potere nei confronti della moglie, come giustificazione per arrogarsi il diritto di essere l’unico a scegliere come spendere i soldi che “lui” ha guadagnato. E ciò avviene anche in contesti di un certo livello culturale. Ma se la donna non si riconosce più in tale modello, allora si viene a creare una situazione di forte conflitto.


3 – Il fatto di avere o meno dei figli può essere un fattore discriminante influente in una situazione del genere? In che modo?


I figli sono un’altra preoccupazione importante, al pari della situazione economica. Dal 2007 è previsto l’affido condiviso ( soluzione alla quale tento sempre di arrivare, compatibilmente con le necessità dei miei clienti), ma non si può pretendere che esso sopperisca all’assenza di una famiglia unità e della serenità che ne deriva. Nonostante tutto, la separazione rimane comunque una grande difficoltà per i figli, non certo un vantaggio.


4 – Quali sono le maggiori differenze che gli uomini e le donne presentano nell’approccio al divorzio e dopo?


Posso parlare di quella che è stata la mia esperienza, ma quanto dirò non necessariamente è valido per tutti. Nel caso in cui ci si ritrova a vivere un rapporto stanco, senza più la gioia di stare insieme, è molto spesso la donna a voler prima di tutto tentare di risolvere i problemi, ritrovare il sentimento e poi, in caso non si pervenga a miglioramenti, richiedere la separazione. Gli uomini invece si adagiano più facilmente su situazioni non più brillanti ma indubbiamente comode e, molto spesso, decidono di porre fine al matrimonio nel momento in cui hanno già trovato un’altra persona.


5 – Per le donne qual è il momento in cui iniziano a capire che il divorzio potrebbe per loro essere un momento di rinascita?


Quando una donna si presenta da me, è perché sente il bisogno di cambiare qualcosa ma non sempre ha identificato il problema. Il primo incontro è per richiedere una consulenza generale, per sapere “a cosa si va incontro” affrontando la separazione legale. In questo primo momento l’avvocato deve essere come uno specchio per il cliente, deve crearsi un rapporto di empatia per riuscire a capire quali erano le aspettative del cliente circa la vita coniugale, se e perché sono state deluse, se è il caso di provare con una consulenza matrimoniale. Anche in questa prima fase l’avvocato ha molta responsabilità.


Nel caso poi in cui si sia messo fine ad un matrimonio senza più slanci, arido di sentimenti ma senza grandi problemi, il primo passo della donna è la cura di sé: vuole essere attraente, piacere, sentirsi realizzata, eventualmente anche in campo lavorativo.


Ma vi sono anche situazioni molto più gravi, in cui la donna esce da un tunnel di violenza e dolore; questi percorsi possono essere molto più lunghi, c’è spesso bisogno di tempo prima di avere il coraggio di affrontare una separazione.


La “rinascita” può quindi seguire la separazione o, al contrario, essere un processo che la precede e che dà il coraggio, finalmente, di mettere fine al proprio matrimonio.


6 – Perché, secondo lei, molte donne vivono una sorta di “rinascita” dopo la fine del loro matrimonio? Cosa le spinge a pensare ciò? Cosa scoprono di sé stesse che prima non sapevano?


Fondamentalmente scoprono sé stesse, i propri desideri, le proprie esigenze. E questa riscoperta, nella maggior parte dei casi, è proporzionale alla sofferenza che viveva nel matrimonio: tanto più la vita coniugale soffocava la vera personalità della donna, tanto più saranno le cose che scoprirà di sé stessa una volta sola.

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