Rieducazione del pavimento pelvico, le ultime novità dalla ginecologia

D.ssa Torresan, molte mamme ci hanno parlato entusiaste di lei e di come ha saputo risolvere il loro problema relativo al prolasso del pavimento pelvico. Qual è il suo ruolo e dove opera esattamente?

Sono Ostetrica Coordinatrice della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Istituto Ostetrico Ginecologico “L. Mangiagalli” di Milano, e da quindici anni mi occupo con successo della rieducazione del pavimento pelvico. Lavoro inoltre sia presso il Centro Infertilità sia presso l’Ambulatorio di Rieducazione del Pavimento Pelvico. Sono anche la Referente Nazionale per le Ostetriche sulle problematiche relative a questa patologia e Docente presso il Corso di Laurea di Ostetricia dell’Università degli Studi di Milano.

In cosa consiste la rieducazione del pavimento pelvico?

La rieducazione del pavimento pelvico consiste in un insieme di tecniche informative, comportamentali e ausiliarie. Importante è partire dalla conoscenza dell’area perineale, cioè di quella struttura muscolare che chiude inferiormente il nostro corpo. In parole più semplici si tratta della parte del corpo femminile che ‘appoggiamo sulla sella della bicicletta’.
Stabilito ciò, è necessario capire le sue due funzioni base: contenitiva ed espulsiva. La prima consiste nel racchiudere gli organi addominali, la seconda è di apertura per il passaggio del neonato durante il parto.
La consapevolezza dell’esistenza del pavimento pelvico rappresenta il punto di partenza per sapere che possiamo curarlo, rinforzarlo e prevenire le sue disfunzioni

Quali sono?

Tante: l’incontinenza urinaria, i gas/feci, il senso di peso, il prolasso, il dolore perineale, l’ipertono, la difficoltà ai rapporti, la vestibolite, ecc.

Quanti tipi di rieducazione esistono?

Le tecniche rieducative sono varie. Bisogna offrire alle pazienti terapie soprattutto educative e comportamentali che, a volte, sono sufficienti. Tra le terapie rieducative abbiamo la kinesi-terapia e le tecniche ausiliarie tra cui l’elettrostimolazione funzionale e il bio feedback, che si eseguono con apparecchiature dedicate.

In quali casi è necessaria?

Molte donne vengono a conoscenza del pavimento pelvico solo durante i corsi di preparazione alla nascita. Bisognerebbe invece partire con la conoscenza fin dall’adolescenza, sapere come gestirlo e avere un buon rapporto con questa parte del corpo. E’ sempre consigliata nel postpartum e durante tutte le fasi della vita della donna.

Cosa succede al pavimento pelvico durante il parto naturale?

Durante il parto il passaggio del neonato distende i muscoli del pavimento pelvico e, molte volte, bisogna eseguire un’incisione che si chiama episiotomia. Dopo il parto è consigliato fare un ciclo di sedute di rieducazione proprio per tonificare il pavimento pelvico e prevenire le eventuali disfunzioni. In Francia questa prassi è addirittura obbligatoria!

Come si svolge l’iter terapeutico?

Presso la Clinica Mangiagalli di Milano, dove lavoro, esiste da più di quindici anni un ambulatorio dedicato (ndr. Ambulatorio di Rieducazione del Pavimento Pelvico). Le gravide e le puerpere hanno entrata libera per una consulenza. In tutti gli altri casi si fissa un appuntamento con l’ambulatorio di uro-ginecologia e, su indicazione dell’uro-ginecologo, la paziente viene indirizzata verso una terapia farmacologica, chirurgica e/o rieducativa.

Da quando esistono le terapie riabilitative?

L’Ici-International Continence Society le ha riconosciute nel 1990.

A Milano ci siete solo voi?

Come struttura pubblica con un ambulatorio dedicato direi di sì, anche se altre realtà tipo l’Ospedale Buzzi, il Sacco, il San Carlo e la Macedonio Melloni offrono la possibilità di eseguire la rieducazione.

In Italia?

Ci sono pochi centri pubblici. Per esempio in Lombardia abbiamo Brescia, Cremona, Varese, Vigevano, poi ci sono Padova, Novara, Roma Tor Vergata, Isola Tiberina, Palermo, Catania, Napoli, ecc…

Nei casi in cui sia previsto un approccio chirurgico e/o farmacologico, è utile abbinare la riabilitazione?

Assolutamente sì. E’ sempre consigliabile eseguire una serie di sedute rieducative perché mirano ad insegnare alla paziente l’utilizzo del pavimento pelvico, il suo funzionamento e la sua protezione post operatoria attraverso una serie di comportamenti ad hoc.

In base alle disfunzioni, qual è la durata del trattamento?

Variabile, a volte può bastare qualche seduta educativa/informativa. Altre volte c’è bisogno di un iter di rieducativo e, di solito, ci vogliono una decina di sedute. Naturalmente tutto dipende dalla disfunzione.

La Clinica Mangiagalli ha intenzione di creare un sito dedicato?

Magari… si realizzerebbe un mio desiderio!

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