La storia è ormai nota: Massimo Segre, un banchiere esperto di finanza con sede a Torino, durante una festa in cui avrebbe dovuto annunciare le nozze con Cristina Seymandi, ha esposto pubblicamente i tradimenti della donna, lasciandola (con parole di circostanza ipocrite) e creando volutamente molto imbarazzo.
Sulla vicenda si stanno registrando vari commenti, tra cui quello di Alba Parietti, che ha difeso la donna, vittima di un “delitto d’onore”.
Scrive la Parietti: “La vendetta è un piatto che va consumato caldo ma tenendolo al freddo per servirlo a pieno. Un moderno ed educato modo di mettere la mer*a nel ventilatore e servire un delitto d’onore esangue. Un delitto bianco. La torinesità è sicuramente nello stile di questo piatto, servito con clamore”.
E ancora: “Un uomo innamorato e tradito che lascia con una platealità totale e dei modi educati, mesti e gentili. ‘Lascio libera la donna che amo di farsi una vita con chi ama e per lei provvederò comunque io’. Cosa che non fanno molto spesso i potenti o i ricchi con donne con le quali magari hanno condiviso vite intere e figli. Traduzione: questa donna pagata io l’ho. Come una moderna Traviata, Margherita Gautier, la signora delle camelie, viene lasciata a una festa ma con l’abito avvelenato di Medea e non con un pugno. Ma quella carezza è una pugnalata. Sono torinese e riconoscono nello stile il falso cortese che non è falso e cortese. La falsa grazia per noi, data da quell’educazione sabauda che fa parlare a voce bassa e ferma, evita le piazzate ma trafigge con crudeltà anche verso se stessi. Una forma esibizionistica all’ennesima potenza e un narcisismo perfido intelligente, freddo ma sofferente, liberatorio che taglia la testa e si obbliga a ritrovare dignità. Non urliamo, non facciamo scenate ma non facciamo feriti. Siamo torinesi”.
“Io in questo comportamento – ha proseguito la showgirl – ritrovo anche il senso dell’umorismo un po’ inglese unito al gusto dandy della signorilità di chi trova una via d’uscita in un gesto signorilmente eclatante da cui non si torna indietro. Come Ulisse mi lego all’albero della mia dignità e l’esercito. Immagino il tempo a pensare, a meditare come costruire questa trappola al veleno che lo avrà trafitto e addolorato. Ma che dignità c’è nella presa di coscienza della verità esibita? Il cosiddetto cornuto o cornuta o lasciato è oggetto spesso di derisione o al massimo compatimento. Ma agli occhi altrui non viene considerato un vero lutto da guardare con rispetto, perché ti espone al pubblico ludibrio e se di questo sei conscio, ancor peggio la gente ti considera colpevole. Forse questo è un moderno ed educato delitto d’onore”.
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