Soffrire per amore sembra essere percepito come un destino ineluttabile, come un qualcosa di assoluto da cui non esiste scampo apparente.
In effetti stare bene con se stessi quando un amore finisce è impossibile, fa parte della natura stessa delle cose. Se non si provasse sofferenza o dolore significherebbe che l’impatto emotivo della rottura non c’è stato, quindi la relazione, di fatto, era già finita da tempo per entrambi.
A volte si è provato insieme a recuperare un rapporto in crisi ma senza successo, più probabilmente uno dei due decide di staccare la spina perché non prova più amore, e questo è un vero e proprio dramma per chi subisce la rottura.
“L’amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.” Anaïs Nin
Quando un relazione arriva al capolinea inizia per i partner che ha subito l’abbandono un’ intensa elaborazione delle cause che hanno portato alla fine. Anche le menti più calme diventano super attive, un continuo rincorrersi di pensieri alla ricerca di una possibile soluzione al dramma che si sta vivendo.
Una costante presenza di queste fasi turbolente è la sofferenza. Non si riesce a placare la mente, i pensieri negativi ed oppressivi prendono il sopravvento. Sono così intensi da apportare grandi cambiamenti delle abitudini consolidate.
Molte persone in questa fase perdono molto peso in poco tempo perché non hanno voglia di mangiare, perdono smalto, si prendono meno cura di se stessi iniziando ad entrare in maniera più o meno significativa nel tunnel della depressione.
In questi casi la corretta gestione del pensiero diventa il fattore chiave per riuscire a smettere di soffrire per amore. Tuttavia diventa davvero complesso riuscire a placare la mente quando il pensiero dell’ex è sempre fisso e costante.
E’ importante notare come in questa delicata fase di elaborazione di un amore non corrisposto, due termini, come sofferenza e dolore, divengano spesso intercambiabili, attribuendone lo stesso significato.
Se è vero che non possiamo evitare il dolore e che il dolore è una parte dell’esperienza della vita, la sofferenza nasce dalla resistenza a quel dolore. Essa è originata dal fatto che quell’evento non sarebbe dovuto accadere, che le cose sarebbero dovute andare diversamente.
E’ causata anche dalla consapevolezza di essere responsabili in parte di quanto accaduto, per questo battiamo la testa contro la realtà, cercando di cambiarla o di trovare soluzioni. Molte persone cercano a tutti i costi di riconquistare una ex, altri entrano in fasi depressive intense e lunghe, in entrambi i casi si resta fermi, bloccati, impauriti.
Tutto questo caos emozionale è originato dai nostri pensieri, o sarebbe più corretto dire dalle paure sottostanti che gli originano.
Una reazione molto comune quando si subisce una rottura è quella di idealizzare l’altra persona come unica, speciale, perfetta. Spesso è la paura dell’abbandono che fa nascere il desiderio di tornare con l’unica persona che negli ultimi anni ha riempito la propria vita.
Poco conta che nel lasciarvi non ha usato nessuna sensibilità, se addirittura frequenta un’altra, l’unico obiettivo resta quello di tornare insieme a tutti i costi, calpestando talvolta il proprio orgoglio.
Tutto ciò che di negativo si è vissuto durante la relazione viene dimenticato, o quanto meno ridimensionato, viceversa viene esaltato ogni momento vissuto insieme. Questa nostra capacità di manipolare i pensieri dimostra allo stesso tempo che se imparassimo a gestirli correttamente potremmo uscire dal tunnel della sofferenza in breve tempo.
Al nostro interno possediamo delle risorse immense per reagire alle vicende della vita, spesso ne siamo inconsapevoli e ci fossilizziamo su pensieri ripetitivi che portano malessere.
Frasi ricorrenti del tipo:
fanno ammalare la psiche, fanno crollare la propria autostima che invece è la più grande alleata quando finisce una storia d’amore.
E’ scientificamente dimostrato che durante la fase dell’innamoramento il nostro cervello ha delle reazioni chimiche specifiche; la persona di cui ci innamoriamo diventa una sorta di droga di cui abbiamo costante bisogno perché la sua presenza porta il nostro cervello a rilasciare delle sostanze che ci fanno stare bene.
Queste sostanze chimiche, implicati nel processo di innamoramento, riguardano quelle sostanze che agiscono stimolando la libido, l’amore e l’affettività. L’amigdala attiva un’elevata produzione di Dopamina, Noradrenalina e Feniletilamina.
Quando vivi la fase post-rottura, il cervello continua semplicemente ad essere innamorato ma non hai più accesso all’oggetto che produce tali sostanze. In effetti, immediatamente dopo una rottura, le sostanze chimiche felici vengono sostituite con una grande quantità di cortisolo (ormone dello stress) e adrenalina.
È quasi come se il tuo corpo stesse dicendo:
Ecco una scarica di energia a tua disposizione, è ora di alzarsi, o ti impegni per riaverlo nella tua vita o vai avanti alla ricerca di un partner migliore.
Per farla breve, se il tuo cervello fosse collegato ad uno scanner dopo una dolorosa rottura, sarebbe molto simile al cervello di un tossicodipendente in riabilitazione.
Quando si sta davvero male, parole di incitamento, come “devi essere positiva”, non ha nessun impatto emotivo. Come posso stare bene se lui non fa parte della mia vita?
Ma quando proprio non riesci a smettere di soffrire dopo molti mesi, se non anni, allora c’è dell’altro, un tuo volere restare attaccato ad un passato che non c’è più, un continuare a punirti per colpe che non hai, un’impossibilità di riappropriarti del tuo naturale benessere.
La sofferenza spesso ha molto a che fare con il senso di colpa collegato a quel che avrebbe potuto essere, ma nessuno conosce come sarebbero andate le cose se tu avessi agito diversamente. Possono essere innumerevoli le ragioni che vi hanno portato all’epilogo ed anche se credi di essere stata troppo gelosa ed insicura, significa che in quel momento non avevi disponibile nessun’altra risposta emotiva.
Forse ripensandoci oggi agiresti diversamente ma in quel momento non potevi reagire diversamente. e questa non è una colpa, per cui rimpianti e rimorsi sono solo bagagli di cui non hai bisogno, diventano zavorre quando continui a provarli.
Accetta che l’amore possa essere finito, d’altronde nella storia di tutti noi c’è la sofferenza per un amore importante che non è evoluto ma si è fermato, regalandoci però degli insegnamenti importanti per la nostra evoluzione personale.
Come posso smettere di stare male se non riesco a non pensarci? Come posso sentirmi felice se sono bloccata nella mia vita? A dire il vero di soluzioni per smettere di soffrire c’è ne sono moltissime, ma devi lentamente riaprire il tuo cuore, convincerti che vali tantissimo ed iniziare ad agire correttamente. Da dove iniziare?
Vi lasciamo con un frase della scrittrice statunitense Anaïs Nin, che sintetizza a suo vedere le cause di un amore finito.
“L’amore non muore mai di morte naturale. Muore perché noi non sappiamo come rifornire la sua sorgente. Muore di cecità e di errori e tradimenti. Muore di malattia e di ferite, muore di stanchezza, per logorio o per opacità.”
Possono dunque concorrere uno o più fattori, è un buon esercizio riflettere sulle vere cause della fine di un rapporto di coppia.
Autore: Adriano Rossi, sociologo.