Attualità

Youtuber americano arrestato per aver portato una Coca Cola alla tribù più isolata al mondo

Una lattina di Diet Coke, una noce di cocco e una GoPro accesa: così Mykhailo Polyakov, youtuber americano-ucraino di 24 anni, ha tentato di entrare in contatto con la tribù più isolata del pianeta.

Il 29 marzo ha raggiunto l’isola di North Sentinel, nel Golfo del Bengala, dove vivono i Sentinellesi, popolazione indigena protetta dal governo indiano.

Nonostante i divieti severi, Polyakov è sbarcato con un gommone guidato da GPS e ha lasciato i due “doni” sulla spiaggia, filmando ogni istante.

Ha persino usato un fischietto per attirare l’attenzione degli abitanti, sperando in un contatto. Nessuno si è fatto vedere, ma il suo video ha comunque avuto un epilogo tutt’altro che social: al rientro a Port Blair, è stato arrestato.

Una delle società più fragili del pianeta messa a rischio da un content creator

I Sentinellesi vivono isolati da migliaia di anni. Cacciano con arco e frecce, si muovono in canoe a bilanciere e parlano una lingua mai registrata. Non hanno difese immunitarie contro malattie comuni come il raffreddore. Anche un semplice virus, introdotto dall’esterno, potrebbe causare un’epidemia devastante.

Per questo motivo l’accesso all’isola è proibito dal 1956. Chi ha tentato di violare il divieto in passato è stato spesso accolto con frecce. Nel 2018 un missionario cristiano fu ucciso subito dopo l’approdo. L’associazione Survival International, che difende i diritti delle popolazioni indigene, ha definito l’azione di Polyakov “idiota e senza scrupoli”.

Lui stesso, interrogato dalla polizia, ha dichiarato di essere spinto dalla passione per l’avventura. Il suo canale YouTube mostra viaggi in zone pericolose, tra cui l’Afghanistan e la giungla del Darién.

A gennaio era già stato denunciato per aver fotografato un’altra tribù protetta, i Jarawa.

L’arresto e le conseguenze legali: fino a cinque anni di carcere

Il 31 marzo Polyakov è stato arrestato a Port Blair, capoluogo delle Andamane e Nicobare. Le autorità indiane lo accusano di aver violato la legge sulla protezione delle tribù indigene. Ora è in custodia cautelare e rischia fino a cinque anni di carcere e una multa. Il processo è previsto per il 17 aprile.

Nonostante sapesse di infrangere la legge, ha scelto di documentare tutto con l’intento di pubblicare un video virale. Ancora una volta, la ricerca di visibilità online ha superato il rispetto per culture millenarie e fragili. E ha messo a rischio la sopravvivenza stessa di una popolazione che chiede soltanto una cosa: essere lasciata in pace.

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