Rimborso IMU, arriva il correttivo: se rientri in questa lista ti spetta il recupero delle somme versate | L’ok dalla Cassazione
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In migliaia potrebbero aver diritto a un inatteso rimborso fiscale: ecco cosa sapere per non perdere l’occasione.
Per migliaia di proprietari italiani si apre uno spiraglio concreto di recupero economico. Una recente pronuncia della Cassazione ha sbloccato una situazione che da anni gravava su chi si era visto privare dell’uso dei propri immobili, senza per questo essere esentato dal pagamento dell’IMU.
Negli anni, innumerevoli cittadini hanno versato l’imposta anche in assenza di disponibilità effettiva del bene. Una questione controversa, che ha alimentato contenziosi e sollevato interrogativi sull’equità dell’imposizione fiscale in questi casi specifici.
Una nuova lettura giuridica, promossa anche da ambienti politici favorevoli a una maggiore tutela del contribuente, ha condotto alla formulazione di quello che potremmo definire “correttivo Salis”, una norma interpretativa destinata a far discutere.
Il provvedimento affonda le radici in una sentenza storica della Corte Costituzionale del 2024, che aveva già tracciato il solco: l’IMU deve riflettere la reale disponibilità dell’immobile, non la sola titolarità.
Novità importanti per i proprietari immobiliari
La Corte di Cassazione è intervenuta con una sentenza (n. 18940 del 10 luglio 2025) che chiarisce definitivamente un nodo interpretativo: non è giustificato il pagamento dell’IMU se il proprietario non può utilizzare l’immobile per cause indipendenti dalla sua volontà. In particolare, la sentenza ribadisce che il principio di capacità contributiva – sancito dalla Costituzione – deve basarsi su fatti concreti, non su mere posizioni formali. Il contribuente, dunque, non può essere tassato per un bene che non può usare.
Questo orientamento giuridico rappresenta una svolta epocale per chi si è ritrovato vittima di una situazione particolare ma purtroppo non rara: l’impossibilità di accedere al proprio immobile nonostante ne sia legalmente il proprietario. Arriviamo al punto. La sentenza della Cassazione riguarda un caso specifico, ma con implicazioni generali: i proprietari di immobili occupati abusivamente, che hanno presentato regolare denuncia, possono ottenere non solo l’esenzione dall’IMU, ma anche il rimborso di quanto già pagato negli anni passati. La decisione si fonda su un principio chiave: se un immobile è occupato illecitamente, e dunque non fruibile, viene meno il presupposto per l’imposizione fiscale. E poiché l’illegittimità della norma è stata riconosciuta in via costituzionale, gli effetti sono retroattivi.

Come fare domanda e quali documenti servono
Per ottenere il rimborso IMU, i proprietari interessati devono seguire una procedura ben definita. Innanzitutto, è indispensabile dimostrare l’occupazione abusiva dell’immobile, allegando copia della denuncia presentata alle autorità competenti, meglio se tempestiva e dettagliata. È fondamentale che la denuncia risalga al periodo in cui si è verificata l’occupazione, per comprovare la perdita effettiva della disponibilità del bene. Alla documentazione vanno aggiunti: la visura catastale aggiornata, che attesti la titolarità dell’immobile; le ricevute di pagamento dell’IMU relative agli anni in cui il bene era occupato; e una dichiarazione formale di inutilizzabilità, che può essere redatta in forma di autocertificazione ai sensi del DPR 445/2000, ma corredata, ove possibile, da prove oggettive, come fotografie, testimonianze o verbali di sopralluogo.
La domanda di rimborso deve essere presentata al Comune presso cui è ubicato l’immobile, preferibilmente tramite PEC o protocollo ufficiale, utilizzando i moduli eventualmente predisposti dall’amministrazione locale. In assenza di un modulo standard, è consigliabile redigere una richiesta dettagliata, citando la sentenza n. 18940/2025 della Cassazione e il principio della retroattività derivante dalla pronuncia costituzionale n. 60/2024. Il Comune ha 180 giorni di tempo per esaminare la richiesta e rispondere. In caso di diniego o mancata risposta, è possibile intraprendere un ricorso presso la Corte di Giustizia Tributaria competente. Questo correttivo, seppur tardivo, rappresenta un importante passo verso una maggiore equità fiscale. Non si tratta solo di recuperare somme indebitamente versate, ma di riconoscere il diritto alla tutela per chi ha subito un doppio danno: la perdita dell’uso dell’immobile e l’onere di una tassa ingiustificata. Un risarcimento dovuto, che finalmente restituisce dignità e giustizia a migliaia di contribuenti penalizzati da un sistema che, fino a oggi, aveva ignorato la realtà dei fatti.
