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Lidia Laudani non è solo una scrittrice, ma una voce che si fa strada tra le pieghe della società moderna, affrontando tematiche complesse e attuali.
I suoi romanzi “Un’altra vita” (2022) e “Un’altra me” (2025) raccontano la storia di Beatrice Pascal, una donna che cade, si rialza e affronta un percorso di crescita e trasformazione.
Un personaggio nato quasi per necessità, come alter ego della stessa autrice, nel difficile periodo del lockdown, quando Laudani, impossibilitata a condurre la sua trasmissione radiofonica, ha trovato nella scrittura un modo per continuare a comunicare.
Il personaggio di Beatrice Pascal nasce per caso durante il lockdown. In quel periodo ho creato “il mio alter ego, Beatrice Pascal, che casualmente cosa fa di lavoro? La speaker! Lavora in radio casualmente. Ho creato questo personaggio proprio per poter proseguire quello che io non potevo più fare”.
Beatrice Pascal è una donna che, attraverso il dolore e le esperienze vissute, diventa il simbolo di chi lotta per riprendere in mano la propria vita.
Il momento chiave del secondo libro è la sua svolta interiore: il 14 febbraio, simbolo d’amore, diventa per lei il giorno della liberazione da una relazione tossica. “Lo definisco il più grande ossimoro: dire ‘amore tossico’. Perché l’amore vero non può essere tossico”.
Laudani affronta senza paura temi difficili come il revenge porn, le relazioni tossiche, l’omofobia e la pericolosità dei social network, sottolineando la responsabilità di chi lavora nella comunicazione nel trasmettere messaggi di consapevolezza. “Io sono sempre stata la ‘bulla dei bulli’, ho sempre difeso i più deboli. Credo che chi lavora nella comunicazione abbia il dovere morale di lanciare messaggi importanti. Io non ho paura di sollevare il tappeto e far uscire tutta la polvere, aprire gli armadi e tirare fuori gli scheletri di una società, che è malata, ma che fa finta che non lo sia”, prosegue.
Con una terza opera già in cantiere, Laudani continua a dar voce a storie di resilienza e cambiamento, confermandosi un punto di riferimento nella narrativa contemporanea. “Scrivere questo libro mi ha salvato la vita, è stato terapeutico. Ora, durante le presentazioni, incontro giovani ragazze che mi dicono: ‘Ho capito, sono riuscita a riemergere grazie alla forza che ho visto in Beatrice’. Sapere di aver aiutato qualcuno, anche solo nel mio piccolo, mi fa rinascere mille volte”.
E poi conclude. “Non voglio salvare il mondo con il mio libro, ma voglio far riflettere, perché chi riflette può cambiare il mondo. L’obiettivo è migliorare, passo dopo passo. Non si rivoluziona la società in un giorno, ma qualcosa può iniziare a cambiare. Voglio essere un’autrice che non ha paura di affrontare tematiche difficili”.
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