Segregò e violentò la figlia per 25 anni: il mostro dell’Austria potrebbe essere liberato

di Redazione


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In una decisione che ha risvegliato ricordi di un incubo nazionale, il tribunale austriaco di Krems ha stabilito stamattina che Josef Fritzl, l’uomo responsabile di uno degli episodi più oscuri della cronaca giudiziaria austriaca, potrebbe essere rilasciato dalla prigione a seguito di una valutazione psichiatrica che lo ha dichiarato affetto da demenza e non più un pericolo per la società. L’88enne che ha già scontato 15 anni di detenzione per aver segregato e violentato ripetutamente la propria figlia Elisabeth per un periodo di 24 anni, durante il quale lei ha dato alla luce sette bambini, si trova ora al centro di una controversa discussione legale.

Il passato oscuro della famiglia Fritzl rivive

Il terrore che ha segnato la famiglia Fritzl iniziò nel 1984 e fu scoperto solo nel 2008 quando Elisabeth, allora 42 anni, fu portata d’urgenza in ospedale. In quella drammatica circostanza, rivelò alla polizia le atrocità subite: la prigionia forzata nel seminterrato della loro casa ad Amstetten, nascosta agli occhi del mondo esterno e persino a quelli della madre, Rosemarie. La crudeltà di Fritzl non si limitò agli abusi, ma si estese anche alla morte di uno dei neonati, che non sopravvisse e il cui corpo fu bruciato dal padre per eliminare ogni traccia.

Il processo di Josef Fritzl

Il processo che seguì fu uno spaccato di orrori inauditi, con la conseguente condanna all’ergastolo di Fritzl nel 2009. La “casa degli orrori” venne demolita, ma le cicatrici rimangono nella comunità di Amstetten e nel cuore di coloro che hanno seguito la vicenda.

Reazioni e conflitti legali: il futuro di Fritzl

La potenziale scarcerazione di Fritzl ha sollevato un’ondata di reazioni contrastanti. La perizia psichiatrica, elemento chiave nella decisione del tribunale, evidenzia la sua condizione di salute mentale in declino. L’avvocato di Fritzl, Astrid Wagner, ha affermato a Newsflash che il suo cliente soddisfa i criteri per la liberazione, sottolineando la sua età avanzata e il bisogno di assistenza e cure. Nonostante queste argomentazioni, la decisione non è ancora definitiva. L’accusa ha 14 giorni di tempo per presentare un’impugnazione. Mentre il dibattito legale si dipana, la società austriaca si trova di fronte all’arduo compito di riconciliarsi con il passato e la possibilità che un uomo, la cui condotta ha scosso i fondamenti etici di una nazione, possa camminare nuovamente libero, anche se forse solo nei limiti della sua demenza e sotto la supervisione della cura.

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