L’ ottantesima edizione della Mostra del cinema di Venezia si è aperta ieri sera con il primo tappeto rosso. Il film d’apertura è Comandante di De Angelis con Favino, la madrina è Caterina Murino. Il presidente di giuria Damien Chazelle, premio Oscar per La La Land.
La regista di ‘Francesco’ e ‘Il portiere di notte’ ieri sera è stata premiata con il Leone d’oro alla carriera che le è stato consegnato da Charlotte Rampling, indimenticabile interprete del film scandalo del 1974. Accolta da standing ovation, Liliana Cavani nella parte finale del suo ringraziamento ha quasi fatto una tirata di orecchie come artista che ha sempre avuto parole di attenzione per il mondo femminile. “Sono la prima donna a ricevere il Leone d’oro alla carriera come regista. Non trovo che sia del tutto giusto. Dobbiamo dare la possibilità alle donne di essere viste!”
“In primo luogo devo ringraziare Charlotte per questo testo, intelligente tenebroso e lucido: fantastico. Portiere di notte è stata un’esperienza profonda per tutti e tre, alcune scene non c’erano nel copione e sono nate nello spazio in cui eravamo noi tre. Abbiamo approfondito il discorso e il film è nato nel farsi, ero sorpresa”.
“Pensavo di essere una sarta che lavora per un giro di clienti affezionato questo premio mi ha sorpreso. Ho iniziato con i documentari sulla guerra e forse questo mi ha impedito di fare la commedia, me lo hanno impedito le immagini della seconda guerra mondiale viste in moviola. Io che avevo fatto lettere antiche e conoscevo la guerra del Peloponneso del settimo secolo avanti Cristo che era uno scherzo rispetto alle immagini della seconda guerra mondiale. E poi è arrivato Francesco, intellettuale e poeta di cui parla così bene Dante e io mi fido di Dante, e Francesco parla di pace anche nel pieno delle Crociate”. La regista cita Bergman e De Sica e dice che “voglio condividere con altri professionisti che hanno collaborato con me negli anni”.
“Parlerò del Portiere di notte perché in un certo senso siamo state definite da questo film sia io che Liliana 1974 – inizia così la laudatio di Charlotte Rampling per la regista Liliana Cavani – Non ha fatto alcun tentativo di analizzare, ci ha mostrato nel suo senso etimologico cosa è mostruoso, attraverso l’epurazione, un elettroshock. Ha girato la macchina da presa verso il mostro per capirlo e riconoscerlo quanto la bestia tornasse, una bestia che ha molte facce. Liliana ha voluto raccontare una donna, reduce da Auschwitz che non poteva raccontare il il suo lato oscuro. Liliana ha percepito che portavo delle ombre e del coraggio e mi ha voluta con lei. Hai preso tutte le nostre ombre e le hai portate alla luce. Grazie Liliana!”
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