“Oltre a mangiare male mi hanno anche DENUNCIATO”: oltre il danno la beffa | Occhio alle recensioni online: da oggi ti costano care

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False recensioni reato informatico_Donnaclick

Donna guarda pc preoccupata_Donnaclick (Depositphotos.com)

Sempre più persone vengono denunciate per una recensione lasciata con troppa leggerezza: oggi, scrivere online può costarti molto caro.

Una pizza fredda, il cameriere sgarbato, un conto salato. A chi non è mai capitato di uscire da un ristorante scontenta e decidere, presa dalla rabbia, di raccontare tutto online? È una pratica comune e in apparenza innocua. Ma ciò che molte persone ignorano è che scrivere una recensione offensiva o, peggio, falsa, può trasformarsi in un problema giudiziario reale.

Oggi le recensioni non sono più solo “opinioni personali”, ma vere e proprie leve di marketing. Prima di comprare un prodotto o prenotare un servizio, la maggior parte delle persone consulta Google, Amazon, Booking o Tripadvisor per sapere cosa ne pensano gli altri. Secondo uno studio di Review Trackers, l’85% degli utenti crede nelle recensioni tanto quanto nelle raccomandazioni di amici e parenti.

Non sorprende quindi che le aziende vivano le recensioni come una questione di vita o di morte. Una recensione negativa può affossare le vendite, mentre una positiva, vera o fasulla, può spingere un’attività verso il successo. Da qui è nato un vero mercato delle recensioni false, alimentato da utenti compiacenti e imprenditori disposti a tutto pur di salire in classifica.

Il problema è che non tutte le recensioni online sono frutto di esperienze reali. Ci sono utenti che scrivono sotto falso nome, magari mossi da rancore o per conto di un competitor. In altri casi sono i gestori stessi a offrire sconti o omaggi in cambio di recensioni a 5 stelle. Finché tutto resta online, sembra un gioco sporco, ma le conseguenze legali esistono, eccome.

Cosa si rischia davvero con una recensione falsa

Secondo l’avvocato Alessandro Vercellotti, esperto in diritto digitale e autore di un’analisi su LegalForDigital.it, scrivere una recensione falsa, anche solo per “vendetta” personale, può costare caro. I reati in cui si rischia di incorrere sono due: diffamazione (quando si danneggia la reputazione altrui in pubblico) e sostituzione di persona, se si usa un’identità non propria o si finge un’esperienza mai avuta.

E non va meglio a chi compra o vende recensioni false. Le piattaforme, da Amazon a Google, vietano espressamente queste pratiche nei loro termini d’uso. Chi viene scoperto può subire il ban del profilo, la rimozione del contenuto, ma anche una denuncia per concorrenza sleale. Il caso più noto è quello della PromoSalerno, azienda italiana che vendeva pacchetti di recensioni su Tripadvisor: il titolare è stato condannato a 9 mesi di carcere e 8.000 euro di risarcimento.

False recensioni reato informatico_Donnaclick
Recensioni online_Donnaclick (Depositphotos.com)

“Oltre a mangiare male mi hanno anche denunciato”

Sta diventando sempre più frequente: bastano poche righe scritte di getto, un commento ironico o un giudizio troppo pungente per finire nei guai. È quello che è successo a una donna che, dopo una cena tutt’altro che soddisfacente, ha deciso di sfogarsi su Google. “Servizio pessimo, piatti freddi e personale sgarbato. Da evitare come la peste”, aveva scritto, convinta di esercitare il proprio diritto di critica. Peccato che, pochi giorni dopo, le sia arrivata una notifica legale per diffamazione. “Oltre a mangiare male, mi hanno anche denunciato”, ha raccontato incredula, ma la vicenda non è affatto isolata. Sempre più attività, ristoranti, hotel, negozi, centri estetici, si rivolgono agli avvocati per tutelare la propria reputazione online, chiedendo la rimozione dei commenti falsi o denigratori e, nei casi più gravi, un risarcimento per danno d’immagine. A scatenare le cause non sono solo recensioni inventate: anche quelle vere ma scritte in modo aggressivo, con toni offensivi o insinuazioni non provate, possono essere considerate diffamatorie. La differenza tra critica e offesa, in rete, è ormai sottile e pericolosa. Il confine passa per il principio di verità dei fatti: si può esprimere un giudizio negativo, ma solo se basato su un’esperienza reale e con un linguaggio rispettoso. Diversamente, il rischio è quello di trasformare un’opinione in un reato.

Il numero di denunce per recensioni false o eccessivamente dure è in costante aumento in Italia. Gli imprenditori non restano più in silenzio: si difendono, raccolgono prove e agiscono per vie legali. Anche le autorità europee hanno riconosciuto la portata del problema, tanto da intervenire con strumenti normativi specifici. Tra questi spicca la Direttiva Omnibus dell’Unione Europea, recepita in Italia nel 2023, che introduce regole chiare e severe sulla trasparenza delle recensioni online. Le piattaforme digitali, come Amazon, Tripadvisor, Booking e Google, sono ora obbligate a dichiarare se e come verificano che i commenti pubblicati provengano da consumatori reali. In caso contrario, devono esplicitamente avvisare che le recensioni non sono verificate. Chi manipola il sistema, inserendo o commissionando recensioni false, rischia sanzioni pesanti e la cancellazione dell’account. La legge considera queste pratiche una forma di frode commerciale e una violazione della fiducia dei consumatori. Il messaggio è ormai chiaro: la rete non è un far west. Scrivere “a caldo” può sfogare la frustrazione del momento, ma oggi quel post può trasformarsi in un atto legalmente rilevante. In altre parole, chi giudica con troppa leggerezza può ritrovarsi davanti a un giudice.