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Rapita, stuprata e uccisa a 9 anni, dopo 51 anni la svolta nelle indagini incastra il colpevole

Dopo 51 anni è stata fatta chiarezza su un importante cold case. Grazie all’analisi del DNA è emersa la verità sul caso di Debbie Lynn Randall, rapita mentre stava tornando a casa, violentata e strangolata.

Ci sono voluti più di 50 anni per dare un nome alla persona che il 13 gennaio del 1972 rapì, stuprò e poi strangolò la piccola Debbie Lynn, che all’epoca aveva 9 anni. La vicenda è avvenuta negli Stati Uniti, in Georgia. Il corpo senza vita fu ritrovato 16 giorni dopo: la bimba era stata violentata e uccisa.

“Col passare del tempo, gli investigatori hanno seguito centinaia di piste senza alcun risultato”, ha spiegato il procuratore distrettuale della contea di Cobb, Flynn Broady. Grazie ai progressi nelle analisi del DNA e nella tecnologia forense, è arrivata la svolta. Nel corso dell’indagine iniziale, gli agenti del dipartimento di polizia avevano recuperato un capello del sospettato e un pezzo di stoffa. Un test dell’FBI dell’ottobre 2001 effettuato sul capello aveva già permesso agli investigatori di escludere molti potenziali sospetti.

Melvin Randall, fratello della vittima

Nel maggio del 2015, il tessuto recuperato dalla polizia era stato inviato alla scientifica per un’analisi più dettagliata: così si è arrivati a un profilo parziale, attribuito a un “maschio sconosciuto”. Gli ulteriori finanziamenti ottenuti per un ulteriore test del DNA nel 2019 hanno portato a nuove analisi del tessuto nel 2022.

Chi ha ucciso Debbie?

Così si è arrivati a una svolta. A uccidere Debbie fu il 24enne William Rose, che si tolse la vita nel 1974. Il suo corpo è stato riesumato per un test del DNA, “per escludere ogni dubbio” e gli esami hanno dato una corrispondenza del 100% con il lembo di stoffa trovato tra i resti della bimba. Sebbene ora il killer abbia un nome, i genitori della bimba non sono arrivati a conoscere la verità: la madre è morta di leucemia nel 2018, il padre invece è deceduto l’anno scorso.

“Le risposte fornite oggi non la riporteranno indietro e non possiamo ottenere giustizia dall’autore del reato, ma so che quell’uomo deve rispondere a un potere superiore…”, ha detto il procuratore.

Il fratello della bimba uccisa, Melvin, era presente lunedì alla conferenza stampa in cui è stata annunciata la chiusura del caso. “Vorrei che mia madre fosse qui, ma so che ora è in paradiso – ha detto -. Finalmente è finita, vogliamo solo dire che ringraziamo tutti voi per quello che avete fatto per far sì che questo giorno si realizzasse”.

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